Sabato 5 marzo alle ore 18.00 inaugura presso la Galleria Duomo in Via Finelli 22/b a Carrara (MS) la mostra collettiva di pittura degli artisti Raquel Della Pina, Andrea Giusti, Chiara Olmi, Simona Veronica Verzichelli, dal titolo Lo specchio infranto curata da Paolo Nerbi e visibile fino al 3 aprile negli orari di apertura al pubblico o su appuntamento, come indicato nel sito www.galleriaduomo.it.
La scelta della Galleria di esporre questi artisti autodidatti è spiegata chiaramente nella presentazione che ne fa il Prof. Paolo Nerbi, il quale li definisce artisti che sanno che cosa vuol dire il confronto con la tela bianca, artisti isolati, ma coscienti, che procedono senza tagli e senza azzeramenti, alla ricerca di un “me-stiere” personalizzato, spesso conquistando risultati attraverso tecniche miste, elaborate attraverso il sa-piente uso delle mani animate dal bisogno di esprimere un segno, un significante. I quattro artisti che espongono a Carrara sono spiriti liberi, ciò che li unisce è l'assenza di un unico faro che illumini simultaneo la loro navigazione, assenza che, senza dividerli, li distingue.
Le Opere di Raquel Della Pina sono espressione di un suo indubbio e dominante vitalismo da cui sgorga la temperie dei colori. La pittrice si lascia trasportare dall'intento di rappresentare le tracce del cosmo che ci sovrasta. La gestualità trova la cadenza in gesti misurati così che le pennellate nel dilatarsi si stemperano in campiture più respirate. Dipingere è come partecipare ad un rito, la cui memoria, attraverso la nostalgia, è un fuoco ancora vivo sotto le ceneri. Il dipinto così non solo è rappresentazione, ma testimonianza del ge-sto, è un reale, un oggetto, un recinto che racchiude ciò che è sacro.
Andrea Giusti offre sul piano dell'astrazione diversi spunti di riflessione di cui due fondamentali relativi alla sua indagine ed al valore da attribuire al risultato formale, nell'inevitabile rapporto che lega il pittore alla realtà. Facendo i conti con l'Espressionismo astratto americano ha dato vita ad opere ascrivibili alle poetiche del gesto, frutto di una concezione esistenziale dove il codice linguistico predominante è la giustapposizione paratattica di espansioni di colore. In un altro momento della sua esperienza intende con coerenza privilegiare la composizione sintattica che lo porta ad esplorare la concezione formale. Compaiono così tracce di colore nero che paiono embrioni di un sistema organico cartesiano, coordinate assunte come costitutive della coscienza.
Per la pittrice Chiara Olmi la figura non sempre è in sé conchiusa ed impenetrabile. L’autrice, portata all'in-venzione grafica, spesso la elabora, prolungandola e facendola vivere nell'espandersi di graffiti che la cir-condano; si tratta di grovigli, come indizi, incipit di un disegno appena nato, pronto a sciogliersi in scansioni musicali. Essi provengono dal bisogno di ricucire il tessuto della memoria per ricomporla, dalla ricerca di un ordine che spesso stempera la tensione interpretando il lavoro come gioco ludico. Il fascino non è nel recupero di un passato bensì nel risultato onirico che fa nascere le sue figure nell'orizzonte spesso tragico del presente.
Simona Veronica Verzichelli si rivolge alla realtà nell'intento di superarne le rappresentazioni abitudinarie e convenzionali, rivolgendo il suo interesse allo studio della figura ed al paesaggio nella sua accezione più ampia di natura. Per questo motivo disimpegna la figura da qualsiasi contesto narrativo, rendendola un'apparizione, un percetto autoreferenziale. I suoi paesaggi sono in realtà opere di pura astrazione, in cui mostra la conoscenza dello schermo pittorico impressionista appreso studiando le opere di C. Monet. Le pennellate si susseguono, crescono, sono spazio lievitante e mai piani statici.
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