Blog di servizio gratuito per la comunicazione in Arte

lunedì 22 luglio 2024

Naturalis Historia

BUILDING presenta, dal 10 settembre al 12 ottobre 2024, Naturalis Historia, una mostra bipersonale degli artisti Linda Carrara e Mikayel Ohanjanyan. Il progetto espositivo, ospitando una selezione di opere sia scultoree che pittoriche, propone un confronto inedito tra le loro diverse ricerche artistiche che indagano il tema comune della natura. Il titolo della mostra, Naturalis Historia, che può essere tradotto come “osservazione della natura”, fa riferimento al celebre trattato di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), un’opera enciclopedica contenente una moltitudine di studi sul mondo naturale. 


L’analisi del mondo, sia questo inteso come naturale o umano, nel macrocosmo e nel microcosmo, continua ad ispirare ed informare l’arte contemporanea permettendo agli artisti di rielaborare temi più profondi come identità, connessione, legame e dualità. Linda Carrara e Mikayel Ohanjanyan, nelle due mostre personali ospitate da BUILDING – ciascuno con un approccio diverso – osservano ciò che li circonda e lo traducono con una prospettiva unica attraverso la loro pratica artistica. Linda Carrara indaga il paesaggio e la nostra percezione della natura, rivelando nella sua poetica il doppio nel mondo e nella natura umana. Mikayel Ohanjanyan rappresenta concretamente nelle sue sculture i legami, invisibili ma reali, tra gli esseri umani in un’unione tangibile di memorie antiche e moderne.

Linda Carrara (Bergamo, 1984), mediante diverse opere pittoriche, propone un progetto sull’unicità del doppio che in natura si presenta con volti diversi e suscita differenti visioni. Dal paesaggio che si sdoppia e si riflette sulla superficie dell’acqua, al giorno e alla notte che, dall’alba dei secoli, dividono il mondo in due parti, contigue ma opposte. Le opere e l’analisi del paesaggio illuminano gli aspetti molteplici dello specchiamento e sdoppiamento, fino ad arrivare ad indagare il doppio della nostra stessa natura umana. Inoltre, in uno studio sull’autoritratto, l’artista si raffigura in un disegno a matita dalla linea semplice. Linea che separa realtà e il suo doppio nello specchiamento sulla superficie.


Mikayel Ohanjanyan (Yerevan, Armenia, 1976), espone un’opera in basalto realizzata appositamente per la mostra e sculture inedite appartenenti alla serie Legami. La ricerca dell’artista è incentrata sull’essere umano e sull’osservazione del suo mondo interiore ed esteriore. In particolare, le opere di Ohanjanyan riflettono i legami e le tensioni che esistono nelle relazioni umane. Secondo l’artista "siamo collegati da legami invisibili", citando Nikola Tesla, che ci permettono di essere sismografi delle vibrazioni che vengono emanate da tutto ciò che ci circonda. Un “Tutto”, che è definito dallo spazio stesso, dal tempo, dalla natura, dalla materia con i suoi ritmi e le sue forme e dall'essere umano. Nei legami riscopriamo l'Unità, ovvero il nostro equilibrio con il “Tutto”, la coesione tra gli opposti, insiti anche nella natura umana. Quest’ultima, apparentemente informe e disarmonica come la superficie di una pietra segnata dal tempo, rivela al suo interno un reticolo solido di ricordi e memorie che strutturano e formano la nostra esistenza ed i nostri percorsi. Un intreccio stabile dal quale sembra impossibile liberarsi.


BUILDING è un progetto dedicato all’arte nelle sue più varie forme di espressione situato nel centro di Milano. Nata nel 2017 dalla visione di Moshe Tabibnia, BUILDING è incentrata su una ricerca artistica, storica e contemporanea, volta verso una nuova idea di galleria d’arte, in cui cultura e mercato avanzano paralleli.BUILDING si presenta come una costellazione composta da diversi spazi e progettualità, in cui giovani protagonisti della scena internazionale, artisti affermati e storicizzati, così come artigiani e designer si incontrano in un’ottica di scambio intergenerazionale e sconfinamento di discipline, mirando ad una costante sperimentazione e creazione di cultura. In questa visione si inseriscono inoltre: BUILDINGBOX, un progetto espositivo annuale situato all’interno di una delle vetrine di BUILDING, fruibile dall’esterno 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che ospita a cadenza mensile opere legate tra loro da un fil rouge temporale; BUILDING TERZO PIANO, uno spazio che nasce dal desiderio di esplorare la creatività in tutte le sue sfaccettature e la cui identità si svilupperà nel tempo seguendo una programmazione indipendente



BUILDING

via Monte di Pietà 23, 20121 Milano

martedì - sabato, 10 - 19 

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sabato 29 giugno 2024

Giovanni Duro - Tempo presente


Giovedì 4 luglio, alle ore 18, negli spazi della Galleria San Gallo, nell’omonima via di Firenze, si terrà il vernissage della personale dell’artista Giovanni Duro, dal titolo “Tempo presente”, curata da Loredana Barillaro e fruibile fino al 21 luglio. La pittura di Giovanni Duro - ricca di particolari vivaci e accattivanti - dà vita ad una mostra che si sviluppa nel salone centrale della galleria e che segna un ulteriore momento di ricerca nell’avviata programmazione espositiva della stessa, confermandone la vocazione ad una proposta plurale e all’accoglimento di stili e maniere differenti.

Scrive Loredana Barillaro:

E’ una quotidianità semplice quella di Giovanni Duro, quella che compare nei sui dipinti. E’ quella semplicità che ci manca, che non sappiamo di avere, che pensiamo di non volere o che qualcosa ci spinge a non considerare.

Le tele in mostra sono intrise di una bellezza antitetica, rara, poiché spesso condizionata da canoni a cui ci siamo dovuti adeguare per essere “al passo con i tempi”. Esse sono cariche di entusiasmo, un entusiasmo che l’artista non ha paura di mostrare, di esprimere scegliendo cromie non sempre rintracciabili in quanto ci circonda.

Vasi di fiori, tazzine da caffè, frutta, interni, libri e oggetti personali, è la realtà così com’è, così come l’artista la coglie; egli vi assegna colori, linee, parole per redigere la trama di un racconto intimo, ma che qui si espone allo sguardo altrui, trasformandosi in un’ambientazione comune. Che sia la maniglia di una porta, un frutto stranamente blu, il cartone di una pizza, tutto è degno di essere trattenuto e mostrato sulla tela. E ad insistere è anche una componente “pop” nettamente suggerita dall’uso di colori irriverenti, capaci di trasformare e accendere gli oggetti più comuni creando un’atmosfera briosa e dai toni ottimistici.

Ma che cosa mettiamo nel nostro quotidiano? “Colori forti e forme semplificate” è quello che ci mette l’artista, in un modo di dipingere quale atto terapeutico, il ritrovarsi in questo o in quell’oggetto, in questo o in quel dettaglio.

Giovanni Duro appartiene a quella categoria di artisti che ama dipingere la quotidianità, l’immediatezza di cui sono fatte le nostre vite. Egli sembra dire “sono, mi piace, dunque faccio”, perché in fondo siamo quello che siamo, non abbiamo bisogno di sovrastrutture, di inverosimili background da portarci dietro. Quello di cui ci circondiamo ci racconta, ci identifica, e questo ci basta, perché siamo fatti della stessa pasta di ciò che abbiamo intorno. Non sono forse gli oggetti che acquistiamo a raccontare di noi, le forme che amiamo, i colori di cui vestiamo, i libri che scegliamo, i quadri che appendiamo alle pareti delle nostre case?

L’artista mostra la capacità di farsi ispirare da forme semplici in una pittura che non è però un mero vezzo, ma è capace di parlare della contemporaneità, delle sue sfumature e implicazioni.

Non è pertanto solo giovialità quella che abbiamo davanti, la spensieratezza che traspare da un figurativo straniante è anche strumento per riflettere sulle ineguaglianze presenti nella società.

Il suo non è uno sguardo veloce alle cose, ma è un soffermarsi sugli aspetti del nostro quotidiano, e l’arte fornisce a Giovanni Duro la possibilità di giocare con la realtà, sì di trasformarla, ma di fornire al suo pubblico una visione scevra da qualsivoglia condizionamento, per collocarsi finalmente, e semplicemente, nel tempo presente.


Breve biografia dell’artista

Giovanni Duro è nato a Catanzaro nel 1976, vive e opera a Taverna, nella Presila catanzarese dal 2013. Ha conseguito il diploma di laurea in Pittura nel 2003 e la specializzazione in Arti visive e discipline per lo spettacolo, indirizzo Scultura, nel 2008 presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Si è qualificato in Restauro di dipinti su tela presso l’Istituto Arte Artigianato e Restauro di Roma. Svolge attività di ricerca nell’ambito della pittura, del disegno e della scultura e dal 2011 si occupa anche di didattica dell’arte. Ha acquisito delle competenze didattiche con il metodo “Giocare con l’Arte” ideato da Bruno Munari presso il “Laboratorio Giocare con l’Arte” del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza negli ambiti Ceramica e Grafica. E’ socio fondatore, e dal 2021 vicepresidente, della Cooperativa Sociale Artè, che gestisce i servizi integrati del Museo Civico di Taverna (Cz).


Per info: 

Galleria San Gallo

via San Gallo 77Rr, 50129 Firenze

+39 055 7967577 | +39 333 8621526 

www.galleriasangallo.com | info@galleriasangallo.com


Loredana Barillaro

Curatrice e Critica d’Arte

+39 3393000574

mercoledì 12 giugno 2024

VALERIA PATRIZI Cantica

La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni prosegue la proposta espositiva all’interno della project room con l’inaugurazione, sabato 15 giugno 2024 alle ore 19.00, della personale dell’artista romana Valeria Patrizi, dal titolo Cantica, a cura di Caterina Acampora.


“Ponimi come un sigillo sul tuo cuore come un sigillo sul tuo braccio.”Cantico dei Cantici (Ct 2,8-16; 8,6-7)Cantico dei cantici, quando mi è stato raccontato il riferimento letterario dietro cui si stava costruendo la mostra che state per vivere, la mia mente è andata inevitabilmente al ben più noto “cantico delle creature” di San Francesco; confesso che avevo trovato in maniera istintuale una perfetta corrispondenza tra la cantica di Francesco e l’opera di Valeria Patrizi, ho pensato subito al suo saio/tela dove la natura si dipana eterea e si innalza verso qualcosa di più alto. Sono stata bruscamente svegliata da questa costruzione, era un testo molto più antico quello che mi si stava chiedendo di approfondire. Un testo sottile, intenso che poi ho scoperto appartenere all’antico testamento. Ed ora devo ringraziare questo equivoco, questa perdita di coordinate, se sono entrata in contatto con uno dei testi più belli della letteratura sacra. E forse è proprio quello che deve fare l’arte: farti spogliare dalle certezze che il mondo del prima ti ha cucito addosso per rigettarti nel dopo in una condizione inimmaginabile al momento del tuo arrivo. Quello che succede in mezzo è l’esperienza universale e Valeria Patrizi lo sa bene, è evidente dal modo discreto in cui ti catapulta in questo triangolo: tu, spogliato dalla tua verità, la sua opera e lei, silenziosa, impalpabile e al tempo stesso presente. Tra di voi tutto il tempo e lo spazio del mondo senza cornici a delimitare confini. E poi ci sono loro, naturalmente, i suoi personaggi. Carne e sangue, c’è un prima e c’è un dopo, questo è chiaro, ma noi li osserviamo in un momento di raccoglimento, di riflessione, di sospensione drammaturgica. L’artista non ci racconta chi sono e come sono finiti, a volte insieme, a volte soli, su quella tela, né che relazione ci sia tra di loro, tra l’animale e la donna, eppure non potrebbero essere che lì, con noi. Non c’è niente di voyeuristico nell’opera di Valeria Patrizi; riesce a spogliare il soggetto che rappresenta mettendolo in una comunicazione profonda con lo spettatore che sente quasi la necessità di voltarsi indietro a controllare di non essere visto da nessuno, a sperare che quanto sta accadendo stia accadendo con lui e per lui; la materia, la carnalità, l’animale che diventa spirito guida di un umano assorto, finalmente presente, lontano da un quotidiano che lo vuole distante da un contatto profondo con la natura, con sé stesso. E suona quasi ironico pensare quanto ci fa apparire semplice questa ricerca, bastava scomporre la parola stessa: anima-le che, seppur per definizione “privo di coscienza”, è lui stesso che riesce a spostare il piano della realtà della tela, è il suo istinto a raccontarci l’umano. Lasciarsi andare a questa consapevolezza ci porta a vivere l’opera di Valeria Patrizi come l’attraversamento di un bosco d’estate, le macchie delle sue tele diventano il modo per vedere il cielo attraverso gli alberi, mentre la vita si insinua ad ogni livello. I colori che sceglie seguono questo lento incedere; sono toni pacati, gentili, leggeri, pieni di cura, la stessa cura con la quale l’artista costruisce le sue tele e le srotola davanti ai miei occhi nel suo studio del Pigneto, a Roma, dove la si può incontrare con le sue opere arrotolate sotto il braccio. 

Valeria Patrizi è un’artista sapiente, i suoi soggetti si portano dietro storie silenziose, che lei con amore raccoglie in mezzo agli altri, perché non ne può fare a meno. Il suo sguardo, come quello delle donne che dipinge, è teso verso l’esterno ad accogliere l’altro con gentilezza. Nel suo piccolo studio, mi parla dei progetti per il futuro, mi mostra ritagli, osservo quanto i suoi soggetti siano cambiati negli anni e mi riconosco in una donna riccia dalle grandi labbra rosse. Mi dice che non è la prima volta che le capita e capisco che ci si riconosce in queste opere perché parlano senza sovrastrutture ad un io profondo, lo si fa, si costruisce da solo, perché l’artista crea lo spazio dell’incontro. Questo spazio diventa strumento di esplorazione dell’animo umano e della sua connessione con il mondo naturale; l’atmosfera poetica e spirituale che avvolge le opere esposte è speculare al testo biblico di Salomone, l’invito è chiaro: contemplare la bellezza del creato e la sacralità dell’amore. Il dramma che si dipana nell’opera biblica non è altro che un canto, un inno all’amore, la narrazione che procede in un dialogo tra due amanti, intervallati da lodi della bellezza e dell’amore. Un sogno erotico, più che un racconto; non è la storia degli adultèri di David e di Betsabea, degli incesti di Amon e di Tamar; non vuole né avvertire né eccitare, vuole soltanto rivelare qualcosa attraverso il sogno. Il respiro degli amanti del Cantico risuona nel ritmo delle opere dell’artista che di nuovo lascia parlare i suoi personaggi, in un commiato che sembra urlare con leggerezza: per amare bisogna prima sparire.

 

VALERIA PATRIZI Cantica

a cura di Caterina Acampora 

Inaugurazione 15 giugno 2024 ore 19.00 

fino all'11 luglio 2024 


GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANE

A Piazzetta Cattedrale (centro storico)72017 - Ostuni (Br)

Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506

www.orizzontiarte.it 

info@orizzontiarte.it 



 

amalia di lanno

cultural managercommunication - management - promotion

www.amaliadilanno.com

info@amaliadilanno.com

lunedì 3 giugno 2024

Sylvie Duvernoy - Il piccolo principe astronomo

Da sabato 8 giugno. e sino  a mercoledì 26 giugno, presso il Circolo degli Artisti  di Albissola Marina (SV), si terrà una mostra personale di Sylvie Duvernoy, acquarellista e pittrice nata in Francia, ma trasferita poi a Firenze dove tuttora vive e lavora.  L'inaugurazione si svolgerà sabato 8, alle ore 18. 


Sylvie Duvernoy si è laureata in architettura a Parigi. Ha iniziato a lavorare in Francia, ma si è poi trasferita a Firenze dove tuttora vive e lavora. Si è specializzata nella rappresentazione dell’architettura conseguendo un dottorato di ricerca all’Università di Firenze, e da diversi anni insegna disegno architettonico al Politecnico di Milano e all’Accademia delle Belle Arti di Sanremo. Sylvie è anche una acquarellista e pittrice. Le sue opere - prevalentemente paesaggi e ritratti dal vivo - sono state esposte in occasioni di mostre personali o collettive a Parigi, a Malta, in Germania e in Italia. Con la tecnica dell’acquarello ha illustrato il libro intitolato “l’Universo del Piccolo Principe” (scritto da Francesco Palla) che è stato tradotto fino ad ora in cinque altre lingue.


Estratto di una recensione scritta dal Professore Ugo Barlozzetti, di Firenze, in occasione di una mostra di ritratti, a Firenze nel 2021

I ritratti costituiscono un ulteriore  aspetto della ricerca di Sylvie, infatti  i soggetti, le persone, sono colti in momenti di riposo o addirittura di meditazione e al tempo stesso lontani dal posare, appaiono vivi e immersi nella vita quotidiana nella quale un momento di pausa ha permesso all'artista di recuperarne, con molta efficacia, elementi salienti del carattere , quelli  più specificamente legati al comunicare una stessa condizione esistenziale attraverso i tratti fisionomici  e la gestualità.

Quattro pezzi sono una sequenza nella descrizione dell’ambiente ove si definisce il processo creativo ed esecutivo: una sorta di progressione documentaria o piuttosto la curiosità di ripercorrere il dialogo del fare con l’ideare, secondo condizioni di luce e tempo dove può emergere un vissuto essenziale per dare vita, appunto, all’opera.

I due ritratti del “tempo del Covid”, di Maira e di Cant, costituiscono forse la testimonianza dell’avvio di un nuovo percorso, non solo per quanto riguarda il soggetto ma come sperimentazione di tecniche. Infatti, l’uso del plexiglass come supporto permette una doppia visione, con effetti di profondità e di un raddoppio della percezione fruitiva. Così l’intensità dell’indagine, intensificata da forzatura e sintesi e dalla partecipazione stessa nel gesto della stesura di un’efficace soluzione cromatica, evoca, rifunzionalizzandoli, secondo il proprio segno, aspetti in qualche modo recuperati dall’espressionismo e dalla ricerca materica, innovandone la carica poetica e comunicativa.


Sylvie Duvernoy - Il piccolo principe astronomo

Da sabato 8 giugno a mercoledì 26 giugno

Circolo degli Artisti 

Pozzo Garitta, 32  17012 Albissola Marina (SV)            

https://sites.google.com/view/circolodegliartistialbisola/home 

e mail: info@circoloartistialbisola.it                                            

sabato 18 maggio 2024

respect my madness

respect my madness” (rispettate la mia follia) è il filo conduttore di tutte le opere che Filippo Sorcinelli esporrà il 19 maggio in occasione dell’inaugurazione di MUDI, primo museo d’arte in discoteca in Italia, con sede nel celebre Cocoricò di Riccione.


 Filippo Sorcinelli darà vita ad una vera e propria performance fuori dagli schemi che racconterà la sua anima poliedrica ed eclettica, che spazia dalla moda alla pittura, dalla fotografia alle installazioni, passando per la musica fino alla produzione di collezioni olfattive, le cui fragranze saranno il cuore dell’evento. 

La frase “respect my madness” campeggia all’esterno della celebre sala Titilla, quasi come uno slogan e come imperativo personale, per poi marcarsi definitivamente nei gadget e nelle t-shirt create per l’occasione. MEMENTO, la grande mano benedicente, ispirazione della omonima collezione di Filippo Sorcinelli, accoglie i visitatori all’ingresso della discoteca. Ma la vera installazione immersiva sarà al CIAO SEX, il trasgressivo bagno/privée nato insieme al Cocoricò e motore di tutte le sue attività artistiche a partire dagli anni ‘80. 

All’interno delle piccole “celle”, sarà presente un percorso olfattivo con indicatori di colore dedicato alla collezione XSE’ extrait de perversion, indagine sociale sulle azioni più nascoste e più intime dell’animo umano. Ogni persona potrà profumarsi attraverso dispenser elettronici secondo la propria riconosciuta “follia”, fino ad arrivare a lavarsi le mani con i nuovi cinque saponi corrispondenti alle fragranze XSE’. 

Per asciugarsi le mani dei fazzoletti con su scritta la frase “respect my madness” per chiudere il cerchio. CIAO SEX sarà accompagnato dalla follia musicale dei SALÒ, il Salò collettivo dell’underground capitolino che si muove tra psichedelia, noise, avant rock e un gusto spiccato per la performance.


Maria Chiara Salvanelli | Press Office & CommunicationMaria Chiara Salvanelli mariachiara@salvanelli.it | 3334580190Anna Chiara d'Aloja annachiara@salvanelli.it | 3293961225 

sabato 20 aprile 2024

Micro-Waters di Caterina Morigi

Galleria Studio G7 è lieta di segnalare la mostra Micro-Waters di Caterina Morigi, in programma dal 20 aprile al 1 giugno 2024 presso lo spazio indipendente AARDUORK (Castello 4931, Venezia) e a cura di Mario Ciaramitaro e Alberto Restucci.

Micro-Waters consiste in un’indagine scientifico-immaginativa di un mondo inesplorato, conosciuto ma interamente da indagare attraverso una microscopia dello sguardo. Guardare all’interno della materia, nei pertugi osteoporici dei coralli, è qualcosa che non attiva soltanto la vista, è un’indagine tattile e sensibile della configurazione di un mondo sommerso. Quando ci si immerge nell’ambiente marino la relazione con tutti i materiali e gli elementi che lo compongono diventa improvvisamente osmotica.

Il mondo subacqueo è liminale, stratificato di vite e materia: amplifica i nostri confini tattili e visivi. Caterina Morigi, che lo esplora sempre in apnea, cerca nei fondali le tracce dell'alleanza tra la materia viva e le rocce. Affascinata da come le superfici rugose diventino zone accoglienti per coralli e molluschi, combina le immagini che realizza con immagini scientifiche di numerosi elementi analizzati da laboratori di ricerca. Nel suo lavoro appaiono rime eidetiche tra i minerali e le conchiglie, entrambe composte di carbonato e fosfato di calcio. Si tratta di una alleanza invisibile, materica e immaginativa, evocata dalle opere esposte, impossibile da conoscere altrimenti. Se con le nostre dita possiamo sentire e assaggiare la superficie di ogni oggetto, tuttavia questa alleanza microscopica ci sfugge. Cosa si nasconde nelle profondità della materia? Come possiamo arrivare anche solo ad immaginare una zona di contatto?  

Nella sua ricerca Caterina Morigi porta l’attenzione alla materia, brulicante di vita, territorio fisico e metaforico di unione e scambio. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, senza tempo, portando alla luce elementi apparentemente distanti e non percepibili con i nostri sensi allo stato normale. L’opera diventa un dispositivo mutevole e cangiante che serve per attuare ribaltamenti tra soggetto e cornice, centro e margine, e dare avvio a una moltitudine di immagini fluide differenti e soggettive. 


Caterina Morigi (Ravenna, 1991) si laurea in arti visive allo IUAV di Venezia, la sua pratica, prevalentemente installativa, si concentra sui mutamenti della materia e sulla relazione sostanziale che sussiste tra umano e naturale. Partecipa a residenze artistiche tra cui Et in Arcadia Ego della Quadriennale di Roma e Atelier 2015 della Fondazione Bevilacqua La Masa. Il suo lavoro è stato esposto al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna; Palazzo Reale, Milano; Archivio Casa Morra, Napoli; Villa Della Regina, Torino; Musée des Merveilles de Tende, FR; Fotografia Europea, Reggio Emilia; Art Rotterdam, NL; Museo Nazionale della Montagna, Torino; Video Sound Art Festival, Milano; Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, SV. 

È rappresentata dalla Galleria Studio G7, Bologna. AAARDUORK  è uno spazio indipendente nato nel 2020 a Venezia. Ospita regolarmente mostre personali di autorə e artistə anche collaborando con la rete di istituzioni cittadine. 

AARDUORK – dichiarano i curatori Mario Ciaramitaro e Alberto Restucci – è per noi un luogo dove intessere collaborazioni con autori e artisti. Vuole essere un nucleo di energia per la città di Venezia, dove spesso progetti internazionali atterrano ma non hanno il tempo fisiologico di intrecciarsi profondamente con il tessuto sociale cittadino. Gli artisti hanno bisogno di una comunità e nel nostro piccolo siamo motori di incontri, presentazioni, mostre e progetti.” 

Si ringraziano:

Galleria Studio G7, Bologna

Ing. Gabriela Graziani

Fondazione Bevilacqua La Masa

Fondazione Bilbao Arte

Associazione Altreforme e Cam3D

Contatti051 2960371 | info@galleriastudiog7.it | www.galleriastudiog7.it Ufficio stampa Galleria Studio G7Sara Zolla | 346 8457982 | press@sarazolla.com

lunedì 8 aprile 2024

L'uomo umile sa cosa pensare

L’umiltà è una virtù preziosa che spesso si manifesta in coloro che riconoscono i propri limiti senza cercare di esaltarsi o di dimostrare superioritàNon è pensare di essere meno, ma piuttosto di non credere di essere di più. Questo concetto è ben espresso da C.S. Lewis, il quale afferma che l’umiltà consiste nel non sovrastimarsi.

Un racconto illustra l’incredibile valore dell’umiltà: un giovane meditatore, dopo anni di pratica, si considerava pronto per diventare maestro. Tuttavia, quando incontrò un eremita che viveva su un’isola, scoprì che il vecchio maestro ripeteva lo stesso mantra che lui usava. Convinto di insegnargli qualcosa, il giovane pronunciò il mantra correttamente. Ma quando il vecchio maestro lo ripeté camminando sull’acqua, il giovane capì di aver sprecato la sua vita. L’umiltà del vecchio maestro lo aveva reso libero e audace.

Quindi, l’uomo umile sa cosa pensare: non si vanta delle proprie competenze o successi, ma rimane consapevole dei propri limiti. È un equilibrio tra autostima e modestia, una virtù che contribuisce al nostro benessere emotivo.




 




giovedì 28 marzo 2024

Secondo atto di Salve, mostra personale di Christian Holstad

Venerdì 12 aprile 2024 alle ore 17, il Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola (RA) presenta il secondo atto di Salve, mostra personale dell’artista statunitense Christian Holstad (Anaheim, California, 1972), nata all’interno di un più ampio progetto di indagine e valorizzazione della cartapesta nell’arte contemporanea sviluppato dal curatore Gioele Melandri. All’interno del museo dedicato all’artista della cartapesta Luigi Varoli, la mostra si focalizza sulla spiccata sensibilità di Christian Holstad per diverse tematiche che riguardano l’utilizzo di questa tecnica nella sua dimensione profonda e che sfociano naturalmente nella pratica dell’artista, come ad esempio il rifiuto, lo scarto e la trasformazione di questi ultimi in una possibile risorsa, mettendo così in risalto molte delle contraddizioni interne che caratterizzano lo sviluppo dell’attuale società dei consumi.

In mostra, la cartapesta è intesa dunque come un “innesco”, una suggestione che orienta la nascita e lo sviluppo di un evento espositivo che si articola in due atti indipendenti, ma logicamente intrecciati e connessi l’uno con l’altro. Il primo atto, dal titolo A flutter of butterflies atop debris to reach our gentle heights, è stato presentato lo scorso 9 marzo e consiste in una grande installazione inedita di Holstad intitolata Gentle Parade e composta da carrelli della spesa deformati, spanciati e genuflessi, su cui fluttuano farfalle in cartapesta: un invito alla gentleness e alla delicatezza, intese come un possibile gesto di Resistenza e di rispetto nei confronti di una società civile che, inevitabilmente, si muove verso altre direzioni. In questa sezione sono inoltre esposte le sculture di carta realizzate dall’artista alla fine degli anni Novanta, assieme a una nuova produzione di questo ciclo di opere, appositamente ideata per l’occasione. Il secondo atto, Hello, che aprirà al pubblico venerdì 12 aprile alle ore 17, sarà invece dedicato ai disegni realizzati con carta di giornale, prodotti dall’artista a partire dagli anni Novanta e provenienti da diverse collezioni private italiane, europee ed americane. La mostra occuperà anche gli spazi della Chiesa del Pio Suffragio, a pochi metri dal Museo Varoli, dove saranno installati alcuni lavori scultorei di Holstad. Questa sezione fa inoltre parte del circuito OFF della Biennale del Disegno di Rimini e sarà la prima occasione internazionale per considerare e valorizzare in maniera organica questo importante corpus di lavori dell’artista. Nella stessa serata del 12 aprile alle ore 22, sarà proposto un evento curato dall’associazione culturale MAGMA, composto da due live di musica contemporanea di Otto Willberg (UK) e Giulio Erasmus (UK/B) che si fonderanno con l'ambiente della scuola Arti e Mestieri di Cotignola (Via Fratelli Cairoli 6). Questo mondo fantastico, con i suoi mostri giganti e le maschere in cartapesta, sarà esplorato attraverso un portale sonoro contemporaneo, dove si mescoleranno suoni funk e fusion in un tessuto sonoro ibrido, caratterizzato da elementi astratti e improvvisati.

 Promossa dal Comune di Cotignola con un contributo di Gruppo Hera, Salve è la prima personale di Christian Holstad localizzata in Romagna, terra in cui l’artista trascorre la maggior parte del suo tempo da ormai diversi anni. Accompagna la mostra un catalogo e un programma di visite guidate e laboratori didattici ispirati al lavoro di Holstad. Christian Holstad è nato nel 1972 ad Anaheim, California, e vive e lavora tra New York e la Romagna. Tra le sue mostre personali ricordiamo: The Disclosure of Tops and Bottoms, MASSIMODECARLO Pièce Unique, Parigi (2023); Consider Yourself as a Guest (Cornucopia), Cà Foscari, Venezia (2019); Christian Holstad, red yellow lime pink lavender green scarlet lavender scarlet green lavender, The Magazine Sessions 2016, Serpentine Gallery, Londra (2016); Toothpick, Massimo De Carlo, Milano (2016). Le sue mostre collettive includono: Les Flammes, Musée d’Art Moderne de Paris, Parigi (2021); Transitions and Transformations, NSU Art Museum, Fort Lauderdale (2019); SI Onsite, Swiss Institute, New York (2018); Hangzhou Triennial of Fiber Art, Hangzhou (2013); Aquatopia, Nottingham Contemporary, Nottingham (2013); Graphite, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis (2013); The Air We Breathe, San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco (2011); Compilation IV, Kunsthalle Düsseldorf, Düsseldorf (2009); Compass in Hand: Selections from the Judith Rothschild Collection, Museum of Modern Art, New York (2009); I confess, Galleria Civica di Modena (2009); Unmonumental (Inaugural Exhibition), New Museum, New York (2007); Uncertain States of America, Serpentine Gallery, Londra (2006). Ha inoltre partecipato alla Biennale di Lione nel 2007 e alla Whitney Biennial di New York nel 2004. Christian Holstad. Salve A cura di Gioele Melandri Atto primo A flutter of butterflies atop debris to reach our gentle heightsSede Museo Civico Luigi Varoli, Palazzo Sforza, Corso Sforza 21, Cotignola

Durata 10 marzo – 30 giugno 2024Inaugurazione 9 marzo ore 17 Atto secondo HelloSedi Museo Civico Luigi Varoli, Palazzo Sforza, Corso Sforza 21; Chiesa del Pio Suffragio, Corso Sforza 19/a, Cotignola

Durata 13 aprile – 30 giugno 2024Inaugurazione 12 aprile ore 17Live MAGMA 12 aprile ore 22, con Otto Willberg (UK) e Giulio Erasmus (B) + band presso Scuola Arti e Mestieri (Via Fratelli Cairoli 6, Cotignola)

 Orari di aperturavenerdì: 16:30-18:30 | sabato, domenica e festivi: 10:00- 12:00 e 15:30-18:30. Per informazioni www.museovaroli.it | museovaroli@comune.cotignola.ra.itTel. 0545 908810 - 3204364316 Ufficio stampa Irene Guzman | irenegzm@gmail.com | Tel. 349 1250956

Hello fa parte del circuito OFF della Biennale del Disegno di Rimini 

sabato 23 marzo 2024

Nuova personale di Marco Cingolani

La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, con il Tomav Experience , è lieta di annunciare Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza, la nuova personale di Marco Cingolani che si terrà nella sede romana della Fondazione, già Archivio Tomaso Binga, in via dei Monti di Pietralata 16, dal 06 aprile al 10 maggio 2024.


Nell’ampia e brillante indagine che Marco Cingolani propone ormai da oltre dieci anni per dar vita a dispositivi in cui la materia si incrocia e si incastra inscindibilmente con tessuti incorporei (l’ombra portante di un oggetto, i terreni taglienti della luce o lo spazio che circonda e entra nell’opera), troviamo un energico scavo tra i solchi del vuoto, inteso come peso visivo che ha una sua specifica densità, una sua costruzione interna, una sua precisa plasticità.

Con Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza, accanto a una nuova serie di lavori della serie Forme persistenti di coesione il cui passo ulteriore, rispetto alle precedenti composizioni, è quello di proporre una idea di insieme dove la parte mancante è determinata (costruita) dall’ombra dell’oggetto che crea ideale continuità tra due corpo, Cingolani propone per gli spazi della Fondazione, uno Stato di tensione context-specific che sembra esplodere nell’ambiente per risucchiare l’area di lavoro su un punto stabilito, dove si avverte l’attrazione tra due magneti al neodimio che si incontrano metaforicamente nella vertigine d’un’inesauribile attesa.

Realizzati in marmo Calacatta Borghini e acciaio, tre colonne del recente ciclo Tenendosi a distanza (2024) sono inoltre dispositivi in cui la solennità, la rigidità, la freddezza e lo slancio della colonna, si sposta su un area rarefatta che accoglie la luce per dar luogo a soglie sottili e evanescenti, a sospensioni affilate, a puro potere del pensiero, a intervalli e diastemi, a collegamenti pungenti tra tue ipotetici luoghi e tra due diversi materiali.

Realizzati in carta da lucidi, dieci Corpi d’ombra (2023-2024) che costituiscono l’inedito – omonimo – libro d’artista dove Cingolani richiama alla memoria Nella nebbia di Milano (1968) di Bruno Munari, sono di questo nuovo progetto un ciclo di «opere grafiche» nate da un continuo (ossessivo) «tentativo di mantenere e conservare traccia di un’opera non più esistente, se non attraverso la proiezione della propria ombra», interpretata oggi come corpo mancante, come offuscamento, come lieve fumosità, come proiezione che trattiene la traccia di qualcosa, come eco di fisicità ormai lontane nel tempo, come chiara assenza che si allarga su leggere memorie. Custoditi in teche eburnee, i dieci Corpi d’ombra si presentano apparentemente sospesi, incastrati in una leggerissima intelaiatura, quasi a indicare una soglia da attraversare con la mente. Sfogliando il libro, in progressiva dissolvenza o, viceversa, in progressiva comparsa, si leggono delle parole che compongono via via la frase mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza.


Il Direttore della Fondazione

prof. Antonello Tolve


Marco Cingolani

Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza

06 aprile / 10 maggio 2024

Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Via dei Monti di Pietralata 16 - Roma

info | www.fondazionemenna.it - +39 089 254707 +39 340 1608136

orari di apertura | dal lunedì al giovedì, o su appuntamento

venerdì 15 marzo 2024

Axel Becker - Simplicity Art


Sabato 23 marzo 2024 alle ore 18:00 Arte Borgo Gallery apre nuovamente il proprio spazio espositivo all’artista Axel Becker per la sua nuova mostra personale nella Capitale. In “Simplicity Art” che si svolgerà dal 23 al 30 marzo, Becker rafforza i leitmotiv che contraddistinguono lo studio e la sua abilità artistica. Anche nelle nuove opere presentate è evidente la minuziosità e precisione sia nelle sculture che nei dipinti. Una mostra, dunque, che consolida la straordinaria capacità interpretativa di Axel Becker basata su una irrinunciabile essenzialità. L’inaugurazione sarà accompagnata dal commento della storica e critica d’arte Martina Scavone.

Axel Becker è nato il 15 dicembre 1965 a Francoforte sul Meno. Laureato in economia aziendale è attivo come artista a livello nazionale e internazionale da oltre 20 anni. Ha scoperto la sua passione per l’arte da bambino e ha sperimentato diversi materiali come il peltro, il legno e il gesso. Dopo vari studi, Axel Becker ha iniziato la sua carriera artistica professionale nel 2012. Si è qualificato per le Biennali d'Arte internazionali di Londra, Milano, Firenze. Le sue opere sono esposte in gallerie e musei di tutto il mondo.   


Simplicity Art

A cura di Anna Isopo

Presentazione a cura di Martina Scavone

Arte Borgo Gallery – Borgo Vittorio, 25 – Roma

Dal 23 al 30 marzo 2024

Inaugurazione: sabato 23 marzo, ore 18:00

Ingresso libero 

Orari: dal martedì al sabato 11 - 19 | lunedì e festivi chiuso 

Info: www.arteborgo.it  |info@arteborgo.it  | 345.22.28.110