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martedì 4 luglio 2017

Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontran

In occasione della manifestazione NOTE D’ARTE che coinvolgerà sabato 8 luglio dalle 20:30 alle 23 tutto il centro di Domodossola, Casa de Rodis propone una speciale visita guidata alle 21.30 con Antonio D’Amico, curatore della mostra Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano: è possibile prenotare la visita guidata al 347 7140135 o info@collezioneposcio.it.

Inoltre sarà possibile visitare anche la mostra in corso nel vicino Palazzo San Francesco Have a Nice Time. Da Kounellis a Shiota con un biglietto unico di 5€

Nella stessa serata Casa De Rodis, sede della mostra ma anche della Collezione Poscio, partecipa all’iniziativa Selfie di una notte di mezza estate promossa dall’Associazione Musei d’Ossola. Per ogni museo sarà scelto un oggetto simbolo accanto a cui scattarsi un selfie e chi posterà più foto nella pagina facebook dedicata potrà vincere un tablet (info e regolamento www.amossola.it).

La mostra Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano in corso fino al 28 ottobre 2017, è un progetto di ampio respiro finalizzato a contribuire al restauro del patrimonio artistico marchigiano, seriamente compromesso dagli eventi sismici che hanno colpito la regione dall’agosto 2016.
Infatti l’esposizione è realizzata in collaborazione con la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e racconta la storia di due collezionisti, Antonio Ceci (1852-1920) e Alessandro Poscio (1928-2013): chirurgo marchigiano di adozione pisana il primo, imprenditore piemontese con la passione per la pittura il secondo. Per la prima volta un nucleo di opere delle loro collezioni vengono messe a confronto, evidenziando accostamenti e suggestioni inaspettati ma profondamente in sintonia. Seppur lontani geograficamente, Antonio e Alessandro si rivelano due uomini dinamici che vivono il loro tempo sognando a occhi aperti davanti all’incanto dell’arte tra disegni e dipinti.

In mostra sono svelati i segreti e le passioni di entrambi i collezionisti che riflettono comuni interessi artistici: dai ritratti ai paesaggi, da vedute che inquadrano la natura a stretto contatto con l’uomo, a sguardi che comunicano i misteri e i fascini di storie lontane, quanto vicine. Da Ascoli Piceno arrivano a Domodossola, tra gli altri, un gruppo prezioso di disegni di artisti quali Pietro da Cortona, Guercino, Luca Giordano e Domenico Morelli, ma anche tele affascinanti quali i suggestivi paesaggi ad olio di Alessandro Magnasco e Francesco Zuccarelli, la sublime Passeggiata amorosa di Pelizza da Volpedo, l’incantevole Pax di Luigi Nono. Della collezione Poscio invece si possono ammirare il luminoso Sole d’ottobre di Carlo Fornara, Veduta delle Alpi Lepontine di Giovanni Battista Ciolina, la realistica quanto magica Stradina a Settignano di Telemaco Signorini, due romantici e intensi paesaggi di Antonio Fontanesi e una fitta Querceta di Giovanni Fattori.

Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano è anche l’occasione per studiare opere ancora inedite e mai presentate al grande pubblico, come nel caso del San Gerolamo, attribuito al pittore caravaggesco Lionello Spada o alla deliziosa Vergine in preghiera, un piccolo rametto che appartiene al giovane Sassoferrato.

Il catalogo, edito da Cattaneo Editore, presenta contributi di importanti studiosi, come Annie-Paule Quinsac, Carlo Sisi, Fernando Mazzocca, Cinzia Virno, Maria Silvia Proni, Dario Gnemmi e i curatori della mostra e sarà oggetto di una raccolta fondi che contribuirà al restauro di un capolavoro dell’arte marchigiana compromesso dal sisma, ovvero la Madonna in trono fra i santi Sebastiano e Caterina d’Alessandria, una tavola del pittore austriaco Pietro Alamanno, attivo ad Ascoli Piceno nella seconda metà del XV secolo. La pala d’altare proviene dalla distrutta chiesa di San Silvestro ai Sassi, una suggestiva località montana del comune di Ascoli Piceno.

Una mostra dunque che aiuta il patrimonio artistico marchigiano ferito e che consente di dare nuova luce a colori e forme che appartengono alla nostra storia e sono tasselli della nostra identità. Del resto, l’arte del collezionare l’arte è un modo per non disperdere, per accrescere sapere e per tramandare.
  

Segnalato da: 
Maria Chiara Salvanelli