Al Museo della città di Rimini è in corso nella Manica Lunga la mostra personale di Luigi Pasquini (1897-1977) " Un cronista del pennello ". L'esposizione, a cura di Annamaria Bernucci, rimarrà in allestimento fino al 17 febbraio.
Luigi Pasquini fu pittore, insegnante, giornalista e elzerivista, xilografo. Per quasi sessant’anni fu la voce delle cose d’arte a Rimini e il vedutista che fermava con la sua pittura all’acquerello i luoghi pittoreschi della città storica e della marina.
Personaggio discusso, irruente, ingombrante quanto la sua statura che lo vide subito arruolato come granatiere durante la Grande Guerra, irretito in gioventù dalla corrente del Dinamismo futurista consumato in fretta nelle discussioni dei caffè riminesi e presto risolto nell’unica direzione possibile per lui cioè nella convenzionalità figurativa e retorica di una pittura lontano da ogni forma di ricerca, ma anche nella esaltazione delle tradizioni della Romagna, nella attenzione affettuosa e scrupolosa delle cose notabili, monumentali e urbane, di Rimini e dei borghi sempre nel suo mirino, del pennello o della sgorbia.
Pasquini restituisce in modo riconoscibile e immediato, senza formalismi, con un disincanto lieve e sentimentale il contesto della città e dei suoi dintorni, l'immota serenità campestre della Valmarecchia o del territorio sammarinese (dove visse e operò dal 1925 al 1932 abbracciando il suo primo incarico da insegnante). Sino a tutti gli anni '70 continuerà a dipingere gli stessi soggetti, malgrado in quasi ogni parte della città storica e balneare si fosse rotto l'equilibrio degli originali rapporti spaziali, malgrado il sorpasso della modernità in ogni manifestazione.
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