I lavori presenti in mostra ci parlano di oggetti quotidiani, proprio per questo ancora più perturbanti una volta esposti nella loro frammentarietà. In un processo di auto-ritratto (i resti del calco della mano esplosa di Loredana Longo o nella ‘testa’ di Deodato e nei corpi di Nero / Alessandro Neretti), di ritorno alle origini antropologiche e familiari (i frammenti degli strumenti agricoli proposti da Marco Maria Zanin, nei servizi decomposti di Polloniato), di ri-definizione dei sensi (nelle forme geometriche reinterpretate tramite il solo tatto di Laura Pugno), di archeologia del quotidiano (come nel caso di Ornaghi e Prestinari), di ricostruzione di gesti arcaici e simboli (nella scala parziale di Silvia Camporesi, nella principessa di Cabiati, nei tessuti rimaneggiati di Marcella Vanzo). Il rapporto con la natura - dopo tutto è proprio la visione di un meraviglioso campo fiorito a suggerire a Freud le riflessioni sulla caducità – si inserisce in questa riflessione dando vita ad una serie di lavori in cui i temi vegetali diventano il controcanto dell’Io dell’artista (come nel caso di Alessandro Roma o di Valentina d’Accardi).
Caducità.
Il frammento come auto-rappresentazione nella ceramica d’arte italiana
Artisti:
Valentina d’Accardi, Vincenzo Cabiati, Silvia Camporesi, Arianna Carossa, Pino Deodato, Loredana Longo, Nero / Alessandro Neretti, Ornaghi Prestinari, Paolo Polloniato, Laura Pugno, Alessandro Roma, Andrea Salvatori, Marcella Vanzo, Marco Maria Zanin
A cura di: Irene Biolchini
dal 15 luglio al 19 agosto 2018
Inaugurazione domenica 15 luglio h. 11
MIDeC – Palazzo Perabò 5, Cerro di Laveno Mombello
Orari di apertura:
Ve/Do – 14:00-19:00
Sa 10:00-13:00 / 14:00-19:00
Biglietti di ingresso:
intero 5 euro, ridotto 3 euro
www.midec.org