Una donazione che colma una lacuna, poiché l’artista non era ancora rappresentato nelle collezioni pubbliche genovesi; alla moglie, Natuscia Calza, e alla figlia Alolika Repetto, va la nostra gratitudine per la generosità del gesto che, in questo particolare contesto di difficoltà, assume un significato forte, un segno di speranza per il futuro.
L’occasione della donazione ha dato il via ad un progetto espositivo su tre sedi: il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, che ha ospitato il primo evento a dicembre, a cura del Conservatore Giulio Sommariva, al quale seguiranno altre due mostre nel mese di gennaio allo Studio d’Arte del Lauro di Milano, a cura di Cristina Sissa, e a Palazzo Nicolosio Lomellino, a cura di Claudio Castellini.
Un filo sottile, come quello che contraddistingue il segno di Tino Repetto, conduce il visitatore sulle sue tracce, disegnando un percorso analogo a quello intrapreso dall'artista stesso, nella condivisione degli affetti dei suoi luoghi e delle atmosfere a lui care. Il catalogo, edito da Sagep, raccoglie infine l’intero corpus di opere in mostra, ed è arricchito da nuovi testi critici e dalla ripubblicazione di alcuni saggi e interviste.
La mostra - Disegni a matite colorate, a tecnica mista, a china, rievocano la sagoma di un albero, l’intrecciarsi dei rami delle palme, l’addensarsi della vegetazione, l’inclinarsi nodoso di un fico, l’ammassarsi degli scogli, il cielo. Le opere di Tino Repetto donate al Museo dell’Accademia Ligustica testimoniano il legame, anzitutto interiore, che l'artista ha mantenuto con la sua terra e l’importanza che il disegno, come processo artistico ancor prima che come pratica, ha rivestito nella sua ricerca.
Ad un nucleo compatto di lavori eseguiti in buona parte fra il 1960 ed il 1968, e già scelti nel 2001 con l’allora Direttore della Ligustica Gianfranco Bruno, si è unita recentemente un’ulteriore donazione di una decina di disegni successivi e di due dipinti ad olio su tela, che contribuiscono a delineare il suo percorso. Un esercizio che si ha la tentazione di definire continuo, nel quale ad opere che rivelano una relazione riconoscibile con il reale se ne affiancano altre di chiara matrice informale.
La vicenda di Tino Repetto ha fin dagli esordi una sua peculiarità: dopo una laurea in Ingegneria, conseguita a Genova, decise di dedicarsi alla pittura, dando seguito ad una passione che già coltivava da studente. Seguì, quindi, i corsi dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, probabilmente intorno alla metà degli anni Cinquanta, data alla quale si conoscono le prime testimonianze della sua pittura, figurative dal colore corposo.
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