Blog di servizio gratuito per la comunicazione in Arte

martedì 29 gennaio 2019

Lydia!, premio all’arte contemporanea emergente.

Al via la seconda edizione di Lydia!, il premio all’arte contemporanea emergente promosso dalla Fondazione Il Lazzaretto – nata a Milano con l’obiettivo di favorire processi di trasformazione collettiva e individuale – e intitolato alla memoria di Lydia Silvestri, scultrice allieva di Marino Marini, che per anni ha lavorato negli spazi dove oggi ha sede la Fondazione.

Il bando è rivolto ad artisti e gruppi residenti in Italia (o comunque attivi sul territorio italiano) di età under30 ed è costituito da: un premio del valore di 5.000 euro destinato alla realizzazione di un’opera d’arte senza limitazioni di tecniche e linguaggi, che verrà presentata a novembre durante il Festival della Peste!; un percorso di mentorship con l’artista Adrian Paci; tre momenti di formazione sul tema del bando con esperti e professionisti di diversi ambiti culturali.

Come punto di partenza di una ricerca finalizzata, la partecipazione al bando prevede tra gli altri la proposta di uno statement in forma di domanda in linea con l’approccio del “dubbio metodologico”, che Il Lazzaretto adotta in tutte le sue ricerche con l’obiettivo di porre domande il più possibile generative e praticare consapevolmente il dubbio per raccogliere risposte plurali capaci di offrire un osservatorio sul presente e sulle sue trasformazioni.

Le candidature dovranno essere inviate entro il 22 febbraio 2019





venerdì 25 gennaio 2019

Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof

Dal 26 gennaio al 18 marzo 2019 la Collezione Peggy Guggenheim presenta Dal gesto      alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof, a cura di Gražina Subelytė, Assistant Curator, e Karole P. B. Vail, direttrice del museo veneziano.

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Nel 2012 ottanta opere d’arte europea e americana del dopoguerra sono andate ad aggiungersi alle collezioni della Fondazione Solomon R. Guggenheim, quale lascito di Hannelore B. Schulhof (1922–2012) e del marito Rudolph B. Schulhof (1912–1999). Questa mostra sarà l’occasione per vedere la Collezione Schulhof nel suo complesso, con quasi tutte le opere esposte e allestite sulla base degli sviluppi formali dell’arte del periodo postbellico, seguendo così i passaggi tra i movimenti e gli stili che si sviluppano a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni ’80 del Novecento. L’immaginario astratto, inteso come ricerca sul colore, sulla forma e sullo spazio e le loro interrelazioni caratterizza il linguaggio artistico del dopoguerra e diviene il caposaldo della Collezione Schulhof. 

Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof intende inoltre far luce sulla storia e la visione del collezionismo dei coniugi Schulhof, mostrando come la loro collezione, nell’attraversare gli oceani e le culture, rifletta la polifonia di voci delle molteplici tendenze artistiche del dopoguerra. Sono infatti gli artisti contemporanei che vivono su entrambe le sponde dell’Atlantico ad essere il fulcro della collezione, con “uguale impegno, dall’inizio alla fine” secondo le parole di Hannelore Schulhof (lettera a Wilder Green, direttore dell’American Federation of Arts, New York, 26 aprile 1984, The Schulhof Collection Archives, Fondazione Solomon R. Guggenheim, Venezia). 

Lasciata la Germania nativa allo scoppiare della guerra, Hannelore si reca a Bruxelles, dove viene raggiunta da Rudolph Schulhof, di origini boeme, con cui si sposa. I coniugi partono così per gli Stati Uniti e nel 1940 si stabiliscono a New York acquisendo ben presto la cittadinanza americana. Iniziano a collezionare opere d’arte verso la fine degli anni ’40 e quattro decenni più tardi sono ormai conosciuti per il grande criterio con cui collezionano. Un momento cruciale nella storia del loro collezionismo è senz’altro segnato dalla conoscenza di Justin K. Thannhauser, celebre mercante d’arte, la cui collezione di opere impressioniste, post-impressioniste e del modernismo francese viene successivamente donata al museo Solomon R. Guggenheim di New York. Thannhauser suggerì agli Schulhof di dedicarsi alle correnti artistiche del momento, e così loro fecero, concentrandosi esclusivamente sull’acquisizione di opere di artisti viventi.

Collezionano l’arte contemporanea europea e americana e spesso stringono amicizia con gli artisti di cui acquistano le opere. A partire dal nucleo originario di opere appartenenti all’Espressionismo astratto e all’Informale, la collezione si apre al Minimalismo per arrivare poi all’Astrazione post-pittorica e all’Arte concettuale. L’allestimento a Palazzo Venier dei Leoni rifletterà questo evolversi di un’astrazione sempre più minimale e raffinata. Seguendo stili, tematiche, affinità, saranno analizzate le nozioni di gesto, materia, monocromo, segno, griglia, geometria hard-edge e forma. 

La mostra si apre con le opere degli espressionisti astratti americani, come Hans Hofmann, Joan Mitchell e Mark Rothko, privilegiando così un linguaggio non-figurativo e una pennellata spontanea e vivace, per proseguire poi con lavori di Jasper Johns, Mark Tobey e Cy Twombly, accomunati dall’iterazione ossessiva di un gesto o di un segno su un fondo spesso monocromo, che arrivano a evocare testi lirici racchiusi in spazi astratti e visionari.

Il percorso prosegue con l’astrazione italiana del dopoguerra con opere dei maggiori esponenti dell’Informale come Afro Basaldella, Alberto Burri e Lucio Fontana. In Italia quest’arte progressista si sviluppa soprattutto attorno alla Galleria del Naviglio, fondata a Milano nel 1946 da Carlo Cardazzo, che diventa uno dei galleristi di fiducia dei coniugi Schulhof per l’arte italiana. Un’itera sala è poi dedicata a Jean Dubuffet di cui gli Schulhof collezionarono numerose opere. I lavori esposti appartengono sia alla sua prima fase pittorica, segnata da uno stile primitivo e naïf, con impasti spessi e ruvidi, sia a un successivo momento, iniziato del 1962, con la serie L’Hourloupe, caratterizzata da figure nei colori del bianco, rosso e blu, con contorni neri, spessi e fluidi. Segue una sala dedicata alla griglia monocroma, con opere astratte di Richard Diebenkorn e Agnes Martin, che emanano un’aura spirituale e condividono un’estetica controllata e monocroma di grande serenità. 

Si prosegue con la sala dedicata Anselm Kiefer e Antoni Tàpies, due artisti che reagiscono alla guerra e alle tensioni socio-politiche del XX secolo ponendo l’attenzione sulla matericità delle proprie opere, per poi passare al tema della linea quale elemento centrale che accomuna i dipinti e i disegni del periodo postbellico di artisti come Philip Guston, Hans Hartung, e Brice Marden. Seguono le sculture e gli assemblaggi di Carl Andre, John Chamberlain, Eduardo Chillida, e Joseph Cornell, realizzati tra gli anni ’40 e ’70, a testimoniare come la scultura europea e americana del dopoguerra diventi sempre più sperimentale e radicale. Gli Schulhof collezionarono con dedizione l’opera dello spagnolo Chillida, con cui strinsero amicizia, e viaggiarono nella regione basca da cui l’artista proviene, diventando tra i primi a sostenerlo negli Stati Uniti.

Un focus è poi dedicato alle forme mistico-simboliche dei dipinti, disegni e sculture di Julius Bissier, Alexander Calder, Giuseppe Capogrossi, Adolph Gottlieb, e Ellsworth Kelly. Sebbene ciascuno di loro abbia intrapreso percorsi artistici differenti, il linguaggio visivo delle opere esposte è accomunato da una sorta di ossessione per le forme e i colori spesso caratterizzata da un implicito simbolismo o spiritualità. Si passa successivamente ad affrontare il tema dell’immagine fotografica quale mezzo di sperimentazione attraverso le opere di Andy Warhol e dei coniugi Bernd e Hilla Becher. La mostra si chiude infine con i lavori degli artisti legati all’Astrazione post-pittorica e / o Minimalismo. Nel 1964 il critico d’arte americano Clement Greenberg conia il termine Astrazione post-pittorica in riferimento all’arte nata dall’Espressionismo astratto che adotta, nei confronti dell’astrazione, un approccio più rigoroso, tendendo alla chiarezza formale, all’uniformità della superficie pittorica e all’assenza di riferimenti e di elementi narrativi, come avviene nell’opere di Morris Louis, Kenneth Noland e Frank Stella. Il Minimalismo comprende artisti come Donald Judd e Robert Ryman, che riducono le proprie opere all’essenzialità dell’astrazione geometrica e delle forme e dei materiali autoreferenziali.


Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof è accompagnata da un’esaustiva pubblicazione, curata da Philip Rylands, Direttore emerito della Collezione Peggy Guggenheim, con saggi di Gražina Subelytė

Il programma espositivo della Collezione Peggy Guggenheim è sostenuto dagli Institutional Patrons – EFG e Lavazza, da Guggenheim Intrapresæ e dal Comitato consultivo del museo. I progetti educativi correlati all’esposizione sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz.

Tutti i giorni alle 15.30 vengono offerte visite guidate gratuite alla mostra, previo acquisto del biglietto d’ingresso al museo.

lunedì 21 gennaio 2019

Le Poesie d’acqua di Marina Carlini.

Lo spazio MADE4ART di Milano è lieto di presentare Poesie d’acqua, mostra personale dell’artista fotografa Marina Carlini (Milano, 1968) a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni

Acqua come sostanza da cui trae origine la vita, simbolo dell’incessante fluire, superficie che riflette le immagini e ne confonde i contorni. Acqua che è ovunque intorno a noi e dentro di noi. Marina Carlini racconta il suo speciale rapporto con questo elemento tramite scatti ricchi di pathos e bellezza, capaci di coinvolgere e affascinare chi li osserva. 

In esposizione presso MADE4ART una selezione di opere appartenenti alla serie La Tratta, dove l’artista descrive con delicata e profonda attenzione il faticoso lavoro dei pescatori di Cesenatico alle prese con una tecnica tradizionale praticata in mare fin dall’antichità e attualmente in uso solo in particolari occasioni. Accanto a esse un nucleo di lavori che ritraggono i Navigli lombardi, con punti di vista, distorsioni e riflessi sapientemente catturati dall’obiettivo fotografico. Ad accomunare luoghi e situazioni tanto diversi è lo sguardo di Marina Carlini, che coglie dettagli, sfumature e piccoli segreti trasformandoli in vere e proprie poesie d’acqua. 

La mostra, con data di inaugurazione mercoledì 6 febbraio 2019, rimarrà aperta al pubblico fino al 27 dello stesso mese; media partner della mostra Image in Progress. 


  
Marina Carlini. Poesie d’acqua 
a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni 
6 - 27 febbraio 2019 

Inaugurazione mercoledì 6 febbraio, ore 18 
Lunedì ore 15.00 - 18.30, martedì - venerdì ore 09.30 - 13.00 / 15.00 - 18.30 
MADE4ART 

Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura 
Via Voghera 14, 20144 Milano 
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872 

Media Partner Image in Progress 

venerdì 18 gennaio 2019

La Metamorfosi di Picasso ancora per pochi giorni

Ancora un mese di tempo per vedere la mostra "Picasso Metamorfosi" in corso a Palazzo Reale, Milano. Un percorso straordinario rivela le influenze dell'arte classica e del mito sull'arte di Pablo Picasso.



L’accostamento dei pezzi classici con i capolavori del Maestro consente un confronto (vivo, reale, immediato) tra temi e motivi antichi e contemporanei.

Il catalogo " Picasso. Metamorfosi" permette di cogliere tutti i rimandi del grande artista del Novecento, in un interessante dialogo tra antico e nuovo, tra tradizione e innovazione.

" Ovide. Les Metamorphoses" è, invece, il primo mitico volume pubblicato da Skira nel 1931, con 30 acqueforti originali di Pablo Picasso. Di nuovo disponibile, in perfetto fac-simile, ha una tiratura limitata: 1.000 esemplari numerati.

L'arte è ora, in questo momento. E va colta.

martedì 15 gennaio 2019

GemellArte / JumelArt / J'Aime l'Art

GemellArte è un progetto artistico e culturale indipendente su scala internazionale nato da un gruppo di professionisti, attivi a vario titolo nel campo dell'arte e della cultura, allo scopo di creare un contenitore in grado di generare opportunità per artisti emergenti.


Con uno sguardo particolare ai piccoli centri e alla provincia, dove si fa più sentire la mancanza di occasioni per mettere in luce il talento di chi deve ancora affermarsi nel campo dell'arte. Ma non solo. Creando nuove opportunità e occasioni di slancio (o rilancio) anche per le grandi città.


Perché questo festival?
Perché qualcuno lo doveva pur fare.

Il progetto GemellArte è orientato alla condivisione dell'arte e dei rispettivi patrimoni artistici di Italia e Francia, rilanciando i gemellaggi che già oggi legano i due paesi attraverso diverse città. Nella logica di "libera circolazione" alla base dai valori europei, che oggi più che mai è necessario preservare e recuperare. Con l'arte che viene proposta e "utilizzata" come uno strumento di connessione e di condivisione e come leva per l'apertura e il superamento dei confini, geografici e mentali.
GemellArte è un progetto indipendente, mirato al risveglio civico e culturale delle nostre città e della cittadinanza, con particolare riguardo per quelle di provincia, dove l'offerta culturale risulta spesso limitata e le opportunità per gli artisti emergenti eccessivamente ristrette. L'edizione "zero" del progetto, in virtù della sua indipendenza e spontaneità, è organizzata grazie all'impegno di Gn Media e il contributo di soggetti pubblici e privati ai quali viene proposto di supportare l'iniziativa.

Perché questo nome?
Perché vogliamo porre l'arte alla base della cooperazione tra Stati Membri. E non solo.


L'arte come strumento di rilancio civico, culturale e perché no, anche turistico. Tenendo conto dei possibili sviluppi che il progetto può consentire, promuovere e sviluppare (descritti nel seguito). GemellArte consiste dunque nell'instaurazione di uno scambio di artisti tra paesi diversi, attraverso lo strumento della Residenza artistica, con un percorso di esposizioni e mostre di arti figurative (e non solo) condiviso tra Italia e Francia. Partendo dalle città già legate tra loro da un gemellaggio istituzionale formalmente riconosciuto, per poi arrivare, in seguito, all'instaurazione di nuovi gemellaggi tra città non ancora legate tra loro.


Lo scopo di questo progetto artistico e culturale è multiplo. Da un lato c'è la chiara volontà di stimolare il panorama artistico locale ospitando e contribuendo ad un'iniziativa di carattere marcatamente internazionale. Con il particolare pregio (e ulteriore scopo) di riuscire a valorizzare gli artisti emergenti proponendoli oltre confine, oltre a stimolare la loro creatività favorendo liaison tra artisti di diversi paesi e quelle contaminazioni culturali da sempre fondamentali nel mondo dell'arte e non solo. Dall'altro c'è l'ulteriore obiettivo di voler rilanciare quei gemellaggi già esistenti tra le diverse città del mondo, troppo spesso dormienti se non addirittura dimenticati, pur offrendo facili opportunità di internazionalizzazione. Per un impegno civico, oltre che artistico e culturale.
D'altro canto, il progetto si propone anche lo scopo ulteriore di valorizzare il patrimonio artistico locale, proponendo non solo artisti giovani ed emergenti ma organizzando anche esposizioni di artisti del passato la cui conoscenza non è stata ancora estesa oltre i confini, se non addirittura rimasta all'interno di quelli cittadini o regionali.


Edizione 2019
Il punto di partenza del progetto è la creazione della primissima edizione del Festival partendo dal gemellaggio tra la città italiana di Terni e quella francese di Saint'Ouen, coinvolgendo le principali strutture espositive delle città. Insieme alle quali individuare gli artisti da proporre nell'altra struttura d'oltralpe, ospitandoli in una residenza.

GemellArte parte dunque con una prima esposizione di un artista selezionato a Saint'Ouen ospitato a Terni in parallelo a una mostra di un artista selezionato a Terni e ospitato a Saint'Ouen.


Il progetto viene presentato e illustrato nei dettagli in una conferenza stampa di presentazione presso il Comune di Terni, giovedì 24 gennaio 2019, nela sede di Palazzo Carrara. Alla presenza del Vice sindaco e assessore alla cultura, Andrea Giuli, dell'assessore alla scuola con delega ai gemellaggi, Valeria Alessandrini, il consigliere municipale di Saint'Ouen, Tiziana Zumbo, il Direttore artistico del Festival, Chiara Ronchini e la responsabile del Museo Caos di Terni, Linda Di Pietro. Con la partecipazione dell'Ambasciata francese in Italia che patrocina l'evento. Tra i partner dell'iniziativa anche la Regione Umbria e la Camera di Commercio di Terni, oltre ai comuni di Terni e Saint'Ouen.

Tel: +393477939054


venerdì 11 gennaio 2019

Be-longing a Rossocinabro

Rossocinabro presenta Be-longing, una mostra collettiva che propone le opere di 30 artisti internazionali. Nell'epoca delle immagini inondate e di informazioni eccessive, questi artisti indagano i ruoli impigliati della percezione visiva e psicologica e dell'ambiente attraverso il loro meticoloso e lento processo di creazione artistica. Utilizzando sia pratiche manuali che la tecnologia come mezzi e canali per narrare storie intriganti ed esperienze personali, questi artisti riescono a creare immagini caricate emotivamente che comunicano attivamente con gli spettatori.

La mostra invernale di Rossocinabro presenta una selezione di opere che fanno il loro debutto nello spazio di Roma. Scelti da una serie di mostre e progetti dello scorso anno, includono punti salienti che mostrano una varietà di media e forme, nonché una varietà di pratiche, che vengono utilizzate dagli artisti della galleria.

Questa mostra riunisce artisti provenienti da Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina, Europa, Messico e Russia, i cui scopi e pratiche artistiche, sebbene piuttosto diverse, condividono ampi interessi. 

In mostra:  Janice Alamanou, Brian Avadka Colez, David Dai, Marie-Eléonore Desproges, Onno Dröge, Lisbeth Glanfield, Ana Paola González, Andreina Guerrieri, Sua Rose Kim, Pia Kintrup, Marta Kisiliczyk, Lisa J Levasseur, Esther Luthi, Walter Marin, Alexandra Mekhanik, Betsie Miller-Kusz, Elvio Miressi, Federico Pacitti, Paris Leroy, Irena Procházková, Daniela Rebecchi, Caroline Rexborg, Angelo Rossi, Sandra Schawalder, Shigeru K, Sergey Teplyakov, Ildikó Terebesi, Jacqueline van der Grijn, Vorden, Silvia Withöft-Foremny

A cura di Cristina Madini

Be-Longing
Via Raffaele Cadorna 28, Roma
18 gennaio – 5 febbraio 2019

Opening: 18 gennaio dalle 16 alle 18


Img guida: Serie Matches 6.0 unicum framed n. 12 photogrames cm 24 x 30 each one 2018 di Pia Kintrup

Sul sito troverete gli approfondimenti su ogni singolo artista
Per informazioni, contattare Giuseppe Barbolla allo 06 60658125 o rossocinabro@gmail.com
https://www.rossocinabro.com/exhibitions/exhibitions_2019/176_be-longing.htm

lunedì 7 gennaio 2019

L’architettura è artigianato? Michele De Lucchi ne parla alla Pirelli HangarBicocca

Giovedì 10 gennaio 2019, alle ore 19.30, presso Pirelli HangarBicocca si terrà un incontro-conversazione della serie LECTURE con Michele De Lucchi sul tema " L’architettura è artigianato?".

La relazione tra design e artigianato, l’attenzione per tecniche e materiali legati a conoscenze e saperi manuali è uno dei temi centrali della ricerca di Leonor Antunes.

In questo incontro Michele De Lucchi racconta la sua ultima ricerca: le Earth Stations – Many Hands, edifici progettati per essere costruiti dalle popolazioni di diverse parti del mondo utilizzando tecniche artigianali identitarie di una determinata cultura. Per De Lucchi, le Earth Stations – Many Hands sono oggetti architettonici fatti a mano capaci di “portare la sensibilità del saper fare artigiano che altrimenti rischia di perdere la sfida con la produzione industriale”.

Michele De Lucchi ha fatto parte di alcuni tra i principali gruppi dell’architettura radicale tra cui Cavart, Alchimia e Memphis. Dal 1988 al 2002 è stato responsabile del Design di Olivetti. Nel corso della sua carriera ha progettato edifici corporate, residenziali, industriali e culturali in Italia e nel mondo, oltre a edifici e sistemi espositivi per musei tra cui La Triennale di Milano, Palazzo delle Esposizioni a Roma, il Neues Museum a Berlino e le Gallerie d’Italia a Milano. Sue opere fanno parte delle collezioni del Centre Georges Pompidou di Parigi e di numerosi altri musei nel mondo. È Professore Ordinario alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano. Nel 2018 ha diretto la rivista “Domus”.
Scopri di più

Ingresso libero fino a esaurimento posti
Prenotazioni riservate ai Member di Pirelli HangarBicocca, cliccando qui




Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2
20126 Milano 

T (+39) 02 66 11 15 73
info@hangarbicocca.org
hangarbicocca.org

Foto: Max Rommel

venerdì 4 gennaio 2019

Natural Traces alla Isolo 17Gallery

NATURAL TRACES è la mostra bi-personale degli artisti Zachari Logan e Andreas Senoner che sabato 5 gennaio, alle ore 18, inaugura presso ISOLO 17GALLERY. Entrambi impegnati in una ricerca che intreccia corpo e natura, i due artisti utilizzano media differenti: Logan il disegno, Senoner la scultura.

La ricerca di Logan veicola attraverso il disegno una particolare attenzione per le tematiche del corpo, del rapporto uomo-natura e della metamorfosi, prospettandoci una singolare fase dell'evoluzionismo umano in piena controtendenza rispetto alla totale sopraffazione che la nostra specie sta perpetuando nei confronti della natura. Assistiamo così a una singolare metamorfosi in cui i corpi - umano e vegetale - si fondono e si confondono, mutano l'uno nell'altro, recano le tracce di una vita simbiotica. Nella serie di pastelli blu, tra i petali di fiori scopriamo occhi che ci osservano e ai boccioli si sostituiscono piedi, dalle radici di forme erbacee si evolvono braccia e dalle loro foglie emergono bocche. I lavori di Logan sembrano fogli di un erbario fantascientifico, il frutto di lunghi e minuziosi studi su nuove specie mutanti; un racconto, una narrazione estremamente sottile e poetica. 

Il lavoro di Senoner si legge, invece, nella terza dimensione: le sue figure, caratterizzate da una forte tensione emotiva, raccontano un'umanità smarrita nel mondo contemporaneo eppure intrisa di una ieraticità che le carica di un senso antico ed eterno. Le opere di Senoner veicolano una misurata metamorfosi delle forme, che nella scultura trova un mezzo privilegiato, e indagano una memoria biologica e neurologica che trascende la finitezza del corpo facendo propri gli studi del biologo e neurologo Richard Semon sulle tracce che ogni evento esterno lascia nella memoria cellulare di ogni individuo e sulla possibilità che queste si possano trasmettere di generazione in generazione. Non a caso il materiale prediletto dall'artista per le sue realizzazioni è il legno. Il legno è infatti l'elemento di natura, il luogo in cui si accumula la memoria, in cui è possibile leggere le tracce del tempo, prima, durante e dopo il processo artistico. (J.B.) 

Affinché l'arte non diventi un paravento dietro cui rifugiarsi, affinché le verità si rivelino attraverso i segni che l'artista devoto alla sua Arte lascia nel nostro subconscio, esiste la speranza di un domani carico di conoscenza e ottimismo. Natural Traces è il risultato dell'instancabile ricerca interiore di due artisti che, ognuno a suo modo, hanno respinto le strade dell'errore e del caso per dedicarsi pienamente al proprio pensiero. Un pensiero insieme lucido e appassionato che investiga temi universali: la natura, la personalità, la passione, la metamorfosi. Sono queste le tracce che Zachari Logan e Andreas Senoner lasciano, elaborando i propri sentimenti attraverso l'unicità irripetibile dell'esperienza individuale sotto il segno indelebile dell'eleganza e della bellezza senza tempo. (S.P.)



ISOLO 17 Gallery
Via XX Settembre 31/b 
37129 Verona
cell. 349 3746379

www.isolo17.gallery