
Scrive di lui il critico Giovanni Cardone “Le nuove opere di Agostino Tulumello raccontano quanto labile sia il confine che separa il Soggetto dall’Oggetto, l’Uomo dal Mondo che lo circonda. E quanto difficile, e doloroso, e per nulla certo, sia il processo di auto-definizione.
Le opere dell’artista non ci mostrano l’esito di questo titanico scontro, quanto piuttosto una fase, nel vivo del combattimento. Così colori e materiali che scompongono e ricompongono il piano narrativo appaiono come una vera e propria raffigurazione delle linee di forza e dei campi di energia che si sprigionano nel corso di questi eventi di autentica ontogenesi dell’Io. La nascita di un Soggetto: sia esso un pensiero, un individuo, un personaggio o una creatura degli abissi della psiche. In altre parole si potrebbe descrivere tale processo creativo come un conflitto tra la Coscienza e l’Inconscio: come l’impellente (ma impossibile) tentativo della parte solare dell’Io di rendere conto delle sue parti più oscure e irriducibili. Le nuove opere di Tulumello, che si presentano quindi al nostro sguardo come un vero e proprio ciclo tematico, anche stilisticamente coerente. O che si squadernano ai nostri occhi come una serie di capitoli di un unico ampio e articolato racconto. Ogni opera una pagina, uno spunto narrativo. Oppure la stessa storia narrata da un diverso punto di vista.”
Agostino Tulumello, nato a Montedoro nel 1959, ha vissuto a Liege, attualmente vive e lavora a Montedoro. Ha frequentato l’Istituto Statale d’arte “F. Juvara” di san Cataldo e l’Accademia Reale delle Belle Arti di Liege in Belgio. Dal 1985, anno delle sue prime esposizioni in Belgio, può vantare oltre 200 mostre sia personali sia collettive in Italia e all’estero, in gallerie e in sedi museali.
Il concetto del Tempo ha interessato gran parte della sua ricerca artistica. Definisce se stesso con i versi Prigioniero/della griglia/ del tempo, schiavo /del dio/Kronos /legato/tra cielo e terra.
Tempo chiuso, tempo ciclico degli astri tradotto dai nostri orologi, circolo vizioso degli eterni ritorni senza uscita. Le superfici dipinte dei suoi quadri posseggono una profondità che risucchia lo sguardo: sono rappresentazioni dell’oggetto tempo, oggetto in apparenza regolare ma in profondità caotico come un minerale.
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