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martedì 8 maggio 2018

SPATIUM

Spatium, curata da Angela Madesani, è la seconda di un ciclo di mostre a cadenza annuale dal titolo Le stanze del contemporaneo. Dopo la mostra del 2017 Chronos, dedicata al concetto di tempo, quest’anno verrà indagato il tema dello spazio e il rapporto creato dagli artisti con i luoghi ricchi di storia e tradizioni in cui sono stati invitati ad esporre.

Antico e contemporaneo dialogano e si confrontano in cornici di eccezione situate nella provincia bergamasca, distanti pochi chilometri l’una dall’altra: da Palazzo Botti a Torre Pallavicina residenza di villeggiatura estiva degli Sforza, a Palazzo Visconti a Brignano, leggendaria residenza dell’Innominato raccontato dal Manzoni e, per rimanere in tema letterario il Castello di Pagazzano che accolse il Petrarca che proprio nelle sue sale compose i Trionfi. E ancora il settecentesco Palazzo Giovanelli a Morengo ora sede del Comune, Villa Colleoni a Cortenuova costruita nella seconda metà del Settecento, utilizzata per la mostra negli ampi spazi del giardino all’inglese, come nella residenza privata di Covo.

Agli antipodi rispetto agli spazi neutri dei musei e alle white cube delle gallerie di arte contemporanea, qui siamo di fronte a luoghi fortemente connotati dal punto di vista storico e artistico. Proprio per questo la curatrice Angela Madesani ha chiesto agli artisti coinvolti, non di creare opere site specific ma di far dialogare i loro lavori con le sale e i giardini che li ospitano. Non è un caso quindi che la scelta sia ricaduta su artisti giovani e ancora in attività, ad eccezione dei due maestri Hidetoshi Nagasawa, scomparso solo poco tempo fa, e Riccardo Camoni (1950-2008).

Spatium è un termine che racchiude in sé differenti accezioni, così come la mostra: rappresenta lo spazio reale, la superficie, l’estensione delle sale e dei luoghi che ospitano le opere, ma anche lo spazio interiore e fisico che i lavori degli artisti vanno ad occupare e infine lo spazio inteso come la distanza che separa le varie sedi e che il visitatore deve percorrere, mettendosi in dialogo lui stesso con contenitori e contenuti, con significante e significato, in un processo di scoperta di luoghi, persone e cose.

La mostra si compone prevalentemente di scultureinstallazioni e opere di grande formato: da Giulia Marchi che presenta un’opera proprio focalizzata sul concetto di spazio, a Nicolò Cecchella che lavora sia con scultura che con fotografia, fino a Gregorio Botta, solo per citarne alcuni.

Una particolare attenzione è stata posta alle opere per esterni, avendo selezionato lavori già pensati per stare all’aperto come nel bellissimo giardino di Cortenuova in cui spiccano tra gli altri i lavori di Daniele Nitti Sotres, Nataly Maier e Daniele Salvalai. Ma anche in sedi più piccole come la residenza privata di Covo nel cui giardino sono ospitati un lavoro di Luciano Maciotta sul recupero e la trasformazione dell’energia e uno di Marco Tronci, o a Morengo dove Sara Frattini propone una riflessione sul concetto di ombra. 

Non mancano però i linguaggi della fotografia, del video e della pittura: Palazzo Botti dà spazio a giovani artisti come il pittore Emanuele Cerutti e i fotografi Massimiliano Gatti, Giulia Marchi, Nicolò Cecchella, Giovanni Scotti e del videoartista olandese Eelco Brand, mentre nel Castello di Pagazzano in una lunga sala non affrescata, le fotografie di Aurelio Amendola dedicate alla scultura di Michelangelo sono messe in dialogo da una parte con il corto "Lo Sguardo di Michelangelo" del grande regista Michelangelo Antonioni e dell’altra con alcune immagini di Leonardo Genovese che ritraggono oggetti della memoria, fotografati in Lucania.

Il catalogo, edito da Scalpendi, conterrà il testo critico della curatrice Angela Madesani e le immagini di tutte le opere installate nelle rispettive sedi espositive.