Blog di servizio gratuito per la comunicazione in Arte

martedì 27 ottobre 2015

Lo scettro di Ottokar a Sotheby's

Una tavola doppia di Hergé, disegnata per il fumetto di Tintin nel 1939, è stata venduta per 1.600.000 euro ad un'asta di Sotheby's a Parigi.

Le due pagine disegnate da Hergé (all'anagrafe Georges Prosper Remi, 1907-1983) facevano parte della storia 'Lo scettro di Ottokar', ottavo volume della intramontabile serie di Tintin. Si tratta - scrivono - delle pagine 95 e 96 della versione originale in bianco e nero (che ne numerava 105, contro le 62 della versione a colori). Le tavole - pubblicate sulla rivista 'Le Petit Vingtieme' - sono datate 1939 e autentificate dalla firma del disegnatore.

Lo scettro di Ottokar (Le sceptre d'Ottokar) , per chi lo ignora, è l'ottavo albo della serie a fumetti de "Le avventure di Tintin".

In questa avventura Tintin, giovane reporter e protagonista, accompagna il professor Barbotti, uno studioso di sigillografia, in Syldavia, immaginario stato dei Balcani. Una volta sul posto, il giovane scopre una congiura che vuole rovesciare il legittimo re Muskar XII, per instaurare un regime autoritario. Per fare ciò, i complici hanno rubato lo scettro di Ottokar, primo re syldavo, scettro senza il quale il monarca non ha il diritto di regnare. Con l'aiuto del fedele cane terrier Milù e dei due imbranati poliziotti Dupond e Dupont, Tintin riuscirà alla fine a sventare il colpo di Stato, e a salvare il trono di Muskar XII.

La storia, scritta e disegnata agli inizi del 1939, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, costituisce una palese critica ai regimi totalitari di stampo nazifascista; il capo del complotto si firma Müsstler, sorta di ibrido fra Mussolini ed Hitler, i due dittatori più gettonati dell'epoca... nonostante Hergé abbia a volte mostrato simpatie xenofobe.

giovedì 22 ottobre 2015

I Profili Urbani di Alessandro Russo in mostra alla galleria Pisacane Arte

La galleria Pisacane Arte inaugura giovedì 22 ottobre, dalle ore 18.30 in via Pisacane 36 a Milano, la mostra PROFILI URBANI: esposizione personale di Alessandro Russo che presenta le sue visioni urbane, caratterizzate da un forte impatto visivo. 

"Attraverso scorci destabilizzanti e blocchi di colore che costituiscono e strutturano l'arte pittorica di Russo, la città si trasforma, nello stesso tempo, in metafora di decadenza e di rinascita della nostra contemporaneità. L'uomo è causa del suo male, esiliato dalle sue stesse creazioni: i palazzi, le industrie e tutto il tessuto urbano sembrano aver preso il sopravvento. 

Quella che osserviamo è infatti una città palpitante, abitata da esseri viventi che, se anche non rappresentati, sono i creatori di tutto ciò che vediamo. Forse Russo è andato oltre immaginando un futuro mondo post – umano? L'uomo è passato ed estinto e il mondo appartiene a quei giganti da lui costruiti e progettati come simbolo di evoluzione e progresso sociale? Lo stesso Russo ammette che, dopo aver spesso indagato le periferie invase e storpiate dagli insediamenti industriali, questi nuovi scorci urbani sono speranzosi e simbolo di dinamicità, dove l'uomo contemporaneo è fautore del proprio presente, progettando a sua misura i nuovi spazi cittadini. L'opera di Russo, quindi, è concepita e dichiarata come una profonda indagine antropologia della nostra contemporaneità. 

Alessandro Russo usa, con antica maestria, colori e pennellate per raccontare le città contemporanee. La superficie pittorica è schematica, quasi scandita matematicamente, infatti gli spazi vuoti e quelli pieni sono alternati con regolarità e l'uso sapiente del colore rende tutto più vivo e vibrante. 

In questa speciale selezione, circa una trentina di opere uniche e retouché (serigrafie ritoccate a mano con pennellate di colore materiche e ruvide) di Alessandro Russo saranno esposte al pubblico. Si tratta dell’ultima produzione dedicata a Milano e realizzata in occasione di Expo 2015. Gli scorci pulsanti si alternano tra le nuove visioni della città milanese, identificate nel complesso architettonico di Porta Nuova (Torre Pelli e i cantieri che intorno ad essa hanno modificato lo skyline di Milano), e quelle più tradizionali e storiche, come Piazza Duomo e la Stazione Centrale. L'edificio incombe sullo spazio della tela con fare minaccioso e, senza troppi orpelli, la città viene rappresentata per quello che è, come in una fotografia. Nonostante questo, i palazzi e le strade esprimono una forza pulsante di evoluzione e creazione tipica del capoluogo lombardo, ma che accomuna tutte le metropoli contemporanee, sempre in rapida trasformazione." 



Nato a Catanzaro nel 1953, Alessandro Russo è da sempre molto legato alla sua città natale, dove decide di rimanere per buona parte della sua carriera artistica e lavorativa (insegnerà all'Accademia delle Belle Arti di Catanzaro come docente di Decorazione). In più di quarant’anni di pittura, ha alimentato un’esperienza di solida personalità nel panorama figurativo internazionale, esponendo, sia in Italia che all’estero, in importanti gallerie e luoghi istituzionali. Nel 2011, a coronamento di una carriera coraggiosa e coerente, ricordiamo il suo invito nel Padiglione Italia per la Biennale di Venezia. Attualmente, insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera come docente di Decorazione.

Alessandro Russo - Profili urbani
PISACANE ARTE
Milano - dal 22 ottobre al 10 novembre 2015
Via Carlo Pisacane 36 (20129)
+39 0239521644
pisacane36@gmail.com
www.pisacanearte.it

lunedì 12 ottobre 2015

Pittura e fascismo tra Italia ed Europa. Paolo Bolpagni ne parla alla GAM Achille Forti a Palazzo della Ragione.

MARTEDI' A PALAZZO
Scopri i capolavori della Galleria d'Arte Moderna Achille Forti con 

PAOLO BOLPAGNI
MARTEDÌ 13 OTTOBRE ore 16.30
Pittura e fascismo tra Italia ed Europa

Paolo Bolpagni parte dall'analisi dell'opera di Mario Sironi artista che, in coincidenza con il consolidarsi e il culminare della dittatura fascista, si orienta verso una monumentalità primordiale, di rivendicata italianità, espressa in vaste imprese decorative. Prosegue con personaggi come Filippo de Pisis e Alberto Savinio la cui opera, seppur collocata nel medesimo contesto storico, ha una vocazione internazionale slegata totalmente dagli accadimenti storici del loro Paese. Da ultimo  si concentra su Giorgio Morandi che porta avanti il suo personale percorso alla ricerca dell'autentica natura delle cose.

Paolo Bolpagni è ricercatore in Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi e Campus


I prossimi appuntamenti
MARTEDÌ 20 OTTOBRE 
ROBERTO PASINI
Docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Verona 
La nascita dell’Arte Informale in Italia

MARTEDÌ 27 OTTOBRE 
GIANFRANCO MARANIELLO
Direttore del Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Il museo e la critica istituzionale


Tutti gli incontri si svolgeranno alle ore 16.30 alla GAM Achille Forti a Palazzo della Ragione.
La partecipazione è compresa nel prezzo del biglietto d'ingresso alla Galleria.

Si consiglia la prenotazione anticipata al 045 8001903
o all'indirizzo info@palazzodellaragioneverona.it

informazioni generali 
Palazzo della Ragione 
Galleria d’Arte Moderna Achille Forti
Cortile Mercato Vecchio
37121 Verona (VR)

Contatti
T 045/8001903
info@palazzodellaragioneverona.it

Orario
Da martedì a domenica 09.00 – 18.00

www.palazzodellaragioneverona.it

domenica 11 ottobre 2015

La Contropittura di Pablo Echaurren alla Gnam

Alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma dal 20 novembre 2015 al 3 aprile 2016 verrà allestita la mostra "Pablo Echaurren. Contropittura" a cura di Angelandreina Rorro.



Il fulcro concettuale della mostra che la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea dedica a Pablo Echaurren è rappresentato dall’impegno politico che connota la sua ricerca.
Pittore ad appena 18 anni, ottiene un precoce riconoscimento da Arturo Schwarz, “patron” del Dada-Surrealismo, ma nel 1977 decide di abbandonare la professione per immergersi nel clima sociale complesso e teso del periodo. Nell’idea del superamento dell’arte a favore della creatività della vita, Echaurren trova linfa per le sue pagine ironiche e satiriche e per le sue future elaborazioni pittoriche.

L'esposizione sottolinea il periodo della sospensione dell'attività propriamente artistica; non si tratta quindi di una antologica, ma di una mostra tematica che intende mettere in luce l’aspetto più importante dell’arte di Echaurren e il suo avanguardistico contributo al pensiero contemporaneo.

Il percorso espositivo, che presenta oltre 200 opere dell’artista - tele, disegni, collage - dagli anni settanta ad oggi ed un’ampia sezione di documentazione, comincia con i lavori d’esordio, i “quadratini”, acquerelli e smalti di piccole dimensioni che riflettono i miti generazionali (la politica, la musica) e le inclinazioni personali (per le scienze naturali, il collezionismo).

La sezione centrale e cuore della mostra è dedicata ai disegni e collage (qui esposti per la prima volta) legati all’esperienza dei cosiddetti “Indiani metropolitani” che, nel 1977, si sono appropriati dei linguaggi estetici dell’avanguardia artistica per denunciare il mondo illusionistico dei media. In questo ambito appare evidente il desiderio di trasformare l’esclusiva ricerca di Marcel Duchamp in uno strumento a disposizione di tutti, secondo un progetto di collettivizzazione dell’avanguardia storica.
Seguono una serie di grandi tele degli anni ottanta e novanta, che fanno i conti con gli eventi contemporanei e con la problematica ambientale, e alcuni collage degli anni novanta composti con manifesti politici e pubblicitari.

La mostra illustra anche le più recenti «pitture da muro», che creano un nuovo alfabeto simbolico, una serie di quadri sul sistema dell’arte che rivelano la dimensione critica del lavoro dell’artista e i lavori di dimensioni minori, come le “Decomposizioni floreali”. L’attenzione è pertanto focalizzata sulla “contropittura” di Echaurren e quindi anche tutti i lavori non esposti sono parte integrante di una poetica coerente. In essa, la pittura “scende” fino al foglio stampato, il fumetto assurge a quadro, e la riflessione concettuale di stampo Dada-futurista stimola una visione ironica del presente.

Pablo Echaurren. Contropittura
a cura di Angelandreina Rorro
20 novembre 2015 – 3 aprile 2016
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
Roma, viale delle Belle Arti, 131
Ufficio stampa Gnam
Chiara Stefani e Laura Campanelli
tel. 06-3229328
gan-amc.uffstampa@beniculturali.it 

Ufficio stampa Studio ESSECI Sergio Campagnolo 
Referente Stefania Bertelli
gestione1@studioesseci.net
tel. 049.663499

sabato 10 ottobre 2015

Alexander Calder: performing sculpture

"Era mattino presto e il mare era calmo al largo del Guatemala, quando sopra il mio giaciglio - una corda arrotolata - vidi l'inizio di una fiammeggiante alba da una parte e la luna che pareva una moneta d'argento dall'altra." - Alexander Calder.




Al geniale scultore statunitense Alexander Calder, pioniere della scultura cinetica, la Tate Modern di Londra, dal 10 novembre 2015 al 3 aprile 2016,  dedicherà la più grande retrospettiva mai organizzata nel Regno Unito 'Alexander Calder: performing sculpture'.
In esposizione oltre 100 opere per documentare l'intera evoluzione nel tempo di un artista visionario dotato di una fantasia e una manualità a dir poco strabilianti. Tra i lavori esposti, anche i celebri 'mobiles', nei quali si evidenzia la sua creatività esuberante e la capacità di sperimentare.
Vinse il Primo Premio per la Scultura nel 1952 alla Biennale di Venezia. A Spoleto, in piazza della Stazione, vi è una sua monumentale scultura dal 1962 , Teodelapio (l'unica presente in Italia).

giovedì 8 ottobre 2015

Piero Boni a Villa Pisani

Il Museo Nazionale di Villa Pisani ospita dall’8 al 18 ottobre 2015 la personale “Piero Boni a Villa Pisani” dedicata all’artista bergamasco e alla sua poetica travolgente, tesa nel cercare una fusione tra pittura figurativa e pittura astratta dove i particolari hanno un ruolo di primo piano. La mostra, a cura di Bruno Francisci e Raul Oyuela con la collaborazione della dott.ssa Sandra Gonzalez, presenta undici grandi dipinti olio su tela e si avvale del sostegno del Museum of the Americas di Miami.

La pittura di Piero Boni, affascinato dalla storia delle religioni e dai pensieri religiosi, è sottile ed elegante, colta e onirica. Una rappresentazione nata da un profondo senso di osservazione della realtà che permette di andare oltre e intraprendere un viaggio verso la ricerca della Felicità: l’ascesa a due pianeti, due creazioni della mente posizionati oltre i confini del nostro mondo reale e denominati Pianetà Giò, colmo di interpretazioni magiche della realtà, e Pianeta Artù, ovvero la Gioia.

Piero Boni è un architetto dello spirito. Le sue creazioni sono tracciate dall’artista con fedeltà e amore: ne sboccia un mondo che si gioca tutto sulla cultura e sulla memoria, in cui la realtà viene esplorata intimamente, ovvero scomposta e subito dopo ricostruita, così da scoprire il segreto della forma (“Chi conosce meglio il fiore? Il fioraio nel suo chiosco o l’insetto che può visitarlo dall’interno?”)

Piero Boni, che nella propria crescita umana e artistica coglie a piene mani dalla filosofia orientale, si confronta con la pittura del Novecento: in lui sono chiari riferimenti a Mondrian o a Pollok, così come è facile accostarlo a De Chirico o a Savinio, ma poi Piero Boni amalgama il tutto per ottenere un prodotto unico, non paragonabile a nessuna corrente artistica.

Il segreto di questo artista, da sempre sedotto dai dibattiti sulla sopravvivenza dell’anima, è contrapporre alla secchezza spirituale ed emotiva della cultura contemporanea una pittura d’evasione, “favole che si fanno spiritualità” per usare le parole di Vittorio Sgarbi, un concentrato di energia che permette all’osservatore di intravedere quel mondo da lui evocato per segni e immagini - Pianetà Giò e Pianeta Artù - partendo proprio da una attenta lettura dei titoli, aspetto inconfondibile della pittura di Boni: vere e proprie guide all’interpretazione del dipinto che lasciano tuttavia l’osservatore libero di cercare nella propria interiorità risposte e svelamenti.

Ma come nascono le opere di Piero Boni?
Piero Boni parte sempre da uno studio preparatorio, eseguito su carta e in piccolo con colori pastello nelle gamme dei gialli, celesti e rosa. La stesura è immediata, veloce, e soprattutto ha già in sé la visione completa del quadro.
La tela, il passaggio successivo, cresce più lentamente perché più meditato, appaiono i volumi e i colori si accendono.
Ma è chiaro che il vero protagonista nei bozzetti come nelle tele di Pietro Boni è il segno: e se nella fase preparatoria rimane in un rapporto di sostanziale equilibrio con il colore, una volta sulla tela acquisisce maggiore potenza proprio grazie alle campiture cromatiche, dove il nero non manca mai.

mercoledì 7 ottobre 2015

Cerchi nella luce

È iniziata la distribuzione della miniserie televisiva intitolata "Cerchi nella luce". La prima stagione, che comprende 1 puntata zero, 12 puntate standard e una puntata extra conclusiva è già in onda sulle televisioni della Lombardia: TeleMilano (ch 12), Videostar (ch 90-91) e SeilaTv (ch 216), su Telecapodistria (Tv Koper), sulle televisioni della Calabria: RTT Teletebe (canale 115 - 293) ogni sabato alle 20-30 e MEDIASUD canale 292 - 630 ogni domenica alle 19.00 e sulla tv del Lazio Mediacentro.

La serie "Cerchi di Luce" è interamente realizzata da Paolo Goglio, autore, interprete e produttore e percorre le trame di un cammino alla ricerca di una propria luce interiore, in un mondo animato e popolato da percezioni confuse di ordine superiore, quasi mistico e divino, che impediscono di collocarsi nella realtà ordinaria creando una apparente dissonanza fisica e temporale. Alla ricerca di un sè fa da contrapposizione il muro delle contraddizioni esistenziali, in questo dualismo vengono rappresentate le frequenti tradizionali crisi di crescita e di identità che causano confusione e solitudine interiore.

Ci sono dei passaggi in questa ricerca che vanno forse oltre l'apparenza di una realtà non sempre definita. Le puntate si concludono in genere con i Cerchi di Luce dipinti in un cielo notturno, una spettacolare sequenza di rotazioni con delle catene infuocate sembra quasi invocare un rituale di cambiamento per entrare in uno spazio di luce più profonda, che possa giungere non solo ad ogni singolo individuo ma al mondo intero.

Frequente anche la presenza di un altro elemento rituale molto insolito: una conchiglia sonora dal suono primitivo che viene suonata in contesti molto particolari: in cima ad una montagna, in un campo innevato, su una roccia o sotto una fitta nevicata.

Il messaggio che giunge al telespettatore va oltre l'intrattenimento, avvalorato da immagini a tratti spettacolari, realizzate con innovatiche tecniche di ripresa e di montaggio. Lo stile semi-ipnotico infatti sembra quasi scolpire uno spiraglio di luce nella coscienza, una tecnica di comunicazione che giunge allo sguardo, alla mente, al cuore e all'anima.

L'intera serie è pubblicata in una playlist dedicata anche su Youtube e nei siti web www.cerchidiluce.com e www.amoretv.it.

Approfondimenti su Paolo Goglio, autore della serie televisiva nel blog personale www.paologoglio.com

martedì 6 ottobre 2015

Generazione Critica indaga e approfondisce le dinamiche della pratica artistica in relazione ai nuovi media

Generazione Critica, il 23 e 24 ottobre a Modena due giornate di riflessione, studio e approfondimento sull'arte del presente.

Per la terza edizione di Generazione Critica si è scelto di indagare e approfondire le dinamiche della pratica artistica in relazione ai nuovi media. Partendo dall'assunto che ci troviamo ad agire in una situazione di profondo cambiamento non è chiaro e non si può prevedere dove la fotografia esattamente si posizionerà e con quale ruolo all'interno del futuro panorama culturale.

Internet e i nuovi media costituiscono e forniscono allo stesso tempo il terreno e il materiale per potenzialmente infinite storie da raccontare. Attraverso gli interventi dei relatori si cercherà di approfondire e analizzare come gli artisti di più giovane generazione si relazionano con questo scenario mutevole e fluido, sia da un punto di vista di azione individuale che di pratiche collettive e sociali e di come la produzione stessa dell'opera d'arte ne sia profondamente influenzata.

Durante le due giornate di discussione alcuni tra i più importanti giovani critici, curatori, artisti, ricercatori e docenti che si occupano di studiare il linguaggio fotografico e i suoi esiti in campo artistico saranno a Modena per proporre letture e interpretazioni dell'arte del presente. Al termine di ogni giornata una tavola rotonda conclusiva aprirà un momento di confronto e di dibattito.
I relatori dell'edizione 2015 sono: Sara Dolfi Agostini, Frida Carazzato, Discipula, Eva Fabbris, Giorgio di Noto, Valerio Rocco Orlando, Paola Paleari, Luca Panaro e Elena Giulia Rossi.

Sara Dolfi Agostini è curatrice indipendente e giornalista specializzata su temi di arte contemporanea e fotografia. Collabora con il Sole 24 ORE (dal 2008) e Klat Magazine (dal 2013) e suoi articoli sono stati pubblicati su Canvas, Camera Austria, Flash Art, Rivista Studio, il Giornale dell’Arte e Artribune. Inoltre, è co-autrice del libro Collezionare Fotografia (Contrasto, 2010/14). Ha lavorato per istituzioni artistiche internazionali come Manifesta (2008), la Biennale Internazionale di Scultura di Carrara (2010), Magnum Photos (2012) e Fondazione Fotografia Modena (2014). Dal 2014 è curatrice, insieme a Roberto Pinto, del progetto di arte pubblica ArtLine Milano.

Giorgio di Noto nasce a Roma nel 1990, ha studiato fotografia al Centro Sperimentale di Fotografia A. Adams e ha imparato le tecniche di camera oscura lavorando con alcuni stampatori in Italia. Nel 2011 inizia una ricerca sui materiali e i linguaggi fotografici studiando il rapporto tra processo tecnico e contenuto delle immagini. Prosegue la formazione partecipando al Reflexion Masterclass e al Joop Swart Masterclass dove approfondisce e sviluppa progetti interattivi attraverso la sperimentazione di diversi procedimenti di stampa. Con il libro in edizione limitata “The Arab Revolt” è menzionato in The Photobook. A History. Vol. III di Martin Parr e Gerry Badger. Studia attualmente Filosofia all’Università La Sapienza, vive e lavora a Roma.

Luca Panaro (Firenze, 1975) critico d’arte e curatore, insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera e al Politecnico di Milano. Tra i suoi libri: L’occultamento dell’autore (2007), Tre strade per la fotografia (2011), Conversazioni sull’immagine (2013), Casualità e controllo (2014). Ha pubblicato su Enciclopedia Treccani XXI Secolo Realtà e finzione nell’arte contemporanea (2010) e co-curato Generazione critica. La fotografia in Italia dal Duemila (2014) oltre alla mostra di Fabrizio Bellomo Es geht einfach um Nummer (2015) presso Metronom.

Eva Fabbris (Vicenza, 1979) è curatrice indipendente e storico dell’arte. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Trento con una ricerca sulle influenze della concezione duchampiana dello spazio espositivo in Brian O’Doherty e Gene Swenson. È coordinatrice della sezione “Back to the Future” di Artissima. Nel 2015 ha co-curato con Cristiano Raimondi una mostra di Fausto Melotti al Nouveau Musée National de Monaco; in parallelo nello stesso museo sta curando due progetti di Alessandro Pessoli e Paul Sietsema. Nel 2015-16 ha curato la serie di mostre “Pre-post Alphabet” alla Fondazione Morra di Napoli. È stata curatore in residenza alla  Galerie de l’erg di Bruxelles; curatore al Kaleidoscope Project Space, Milano; Curatore Aggiunto alla Galleria Civica, Trento; Assistente curatoriale al Museion, Bolzano.

Discipula è un collettivo che si occupa di ricerca visiva ed editoria, fondato nel 2013 da M.F. G Paltrinieri, Mirko Smerdel e Tommaso Tanini.
Attraverso l’impiego di diverse strategie e metodologie, il lavoro di Discipula esplora i meccanismi di produzione e consumo delle immagini così come il rapporto tra realtà e finzione nei processi di costruzione e negoziazione di senso.
Discipula ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali (Premio Pesaresi, Le Prix du Livre – Les Rencontres d’Arles) ed espone regolarmente in Italia e all’estero.

Frida Carazzato (Padova, 1980) è assistente curatoriale presso Fondazione Museion – Museo d’Arte Contemporanea di Bolzano. Per il museo ha curato il ciclo delle Project Room e segue il programma d’arte nello spazio pubblico del Piccolo Museion – Cubo Garutti e la programmazione delle Facciate Mediali. È co-autrice del libro Pratiques et expériences curatoriales italiennes, raccolta di interviste a dieci curatori italiani, edito da Les presses du réel – Domaine Critique, Théorie & Documents (Paris).

Elena Giulia Rossi (Roma, 1971) è critica d’arte e curatrice indipendente. Vive e lavora a Roma dove insegna Net art e Teoria delle arti multimediali presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha fondato nel 2013 Artshake. Reinventing Technology e attualmente ne è direttore editoriale. È autrice di Archeonet (Lalli editore,Siena) e Editori di Eduardo Kac, Mode 36 (Filigranes Éditions, Parigi 2005).

Paola Paleari (Milano, 1984), dopo aver conseguito la laurea in Design, muove i primi passi nel mondo dell’arte a Praga, per poi spostarsi a Roma dove si specializza in fotografia contemporanea. Attualmente lavora come critica e curatrice indipendente, sia in Italia che all’estero, cooperando con gallerie e istituzioni pubbliche e private, riviste e case editrici. È inoltre vice caporedattore di YET magazie, pubblicazione quadrimestrale dedicata alla fotografia internazionale, e membro di artnoise, rivista online e collettivo curatoriale focalizzato sull’arte e la cultura contemporanea. Il suo principale ambito di interesse è il linguaggio fotografico e le sue relazioni con le pratiche artistiche visive.

Valentina Tanni (Roma, 1976) è critica d’arte e curatrice. Si interessa principalmente del rapporto tra arte e nuove tecnologie, con particolare attenzione alle culture del web. Nel 2001 ha fondato Random Magazine, una delle primissime rubriche online interamente dedicate alla Net Art, ed è stata tra i fondatori delle riviste Exibart e Artribune. Ha curato numerose mostre, tra cui Maps and Legends. When Photography Met the Web (Macro Testaccio, Roma, 2010), Nothing to see here (Milano, Istituto Svizzero, 2013), Eternal September. The Rise of Amateur Culture (Skuc Gallery, Lubiana, 2014). Dal 2010 al 2012 è stata curatore ospite di FotoGrafia. Festival Internazionale di Roma per la sezione Fotografia e Nuovi Media.

Le giornate di Generazione critica il 23 e 24 ottobre 2015 sono aperte al pubblico e si svolgono in Metronom, a Modena.

Generazione critica è un progetto promosso da Metronom, con il patrocinio del Comune di Modena, Assessorato alla Cultura, patrocinio della Regione Emilia Romagna e la collaborazione di Danilo Montanari editore Ravenna.

Per informazioni e approfondimenti:
generazionecritica.it
metronom.it
info@metronom.it
tel 059344692

lunedì 5 ottobre 2015

La Settimana del Contemporaneo arriva a Faenza

7 giorni in cui sarà possibile visitare gratuitamente gli spazi a Faenza dedicati alle ricerche artistiche contemporanee, attraverso mostre, presentazione di cataloghi d'arte e aperture straordinarie dei musei e degli studi di architettura della città.



7 giorni per celebrare l'XI Giornata del Contemporaneo indetta da Amaci.
2 istituzioni pubbliche: il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e ISIA Faenza (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche), un museo privato: il Museo Carlo Zauli, 3 associazioni culturali: Tesco, Fototeca Manfrediana, +A e un progetto: opera delocalizzata, ideato da Nero/Alessandro Neretti, sono stati uniti in rete dall'Assessorato alla Cultura del Comune in un ricco calendario. 

Dal 5 al 11 ottobre si susseguono, nelle varie sedi, installazioni, personali, libri d'artista.
Al MIC di Faenza Luigi Ontani presenzia alla proiezione del video Il racconto di Luigi Ontani di Massimiliano Galliani e del catalogo della mostra Luigi Ontani incontra Giorgio Morandi. Casamondo. Nature xtramorte antropomorfane, a cura di Eleonora Frattarolo; Silvia Camporesi porta il suo libro fotografico Atlas a cura di Marinella Paderni, Giulia Manfredi inaugura la personale Ouroboros a cura di Irene Biolchini, e si può ammirare l'installazione in ceramica Cuccagna Ittica di Giuseppe Ducrot, realizzatanell'ambito del progetto "L'albero della Cuccagna nutrimenti dell'anima" a cura di Achille Bonito Oliva, ideato per Expo.

Laurina Paperina presenta il progetto Ducks on the rocks nell'ambito di operadelocalizzata a cura dell'artista Nero/Alessandro Neretti. Ducks on the rocks è in mostra al MIC, al Museo Carlo Zauli, al Museo di Scienze Naturale Malmerendi e alla Cantina Leone Conti.
Nelle stessa occasione Nero/Alessandro Neretti all'Ex Complesso dei Salesiani presenta il suo libro Kimchi (tales from) che documenta le sue opere realizzate nei tre mesi di residenza d'artista in Corea del Sud (volume edito grazie al sostegno della Fondazione del Monte e Cassa di Risparmio Faenza).

Al Museo Carlo Zauli inaugura la mostra dei lavori in ceramica realizzati dall'artista inglese Jonathan Monk durante la sua Residenza d'Artista al Museo Carlo Zauli, a cura di Guido Molinari e da Tesco Nico Vascellari espone Carnival of souls, a cura di Daniela Lotta dove presenta un gruppo di lavori di cui alcuni realizzati in ceramica. 

Infine gli studi di architettura della città di "+A" aprono le porte con food design e mostre di giovani artisti, l'ISIA di Faenza presenta la collezione Design for Superheroes, primo esperimento in Italia di fashion design dedicato alle persone diversamente abili e la Fototeca Manfrediana, insieme a Magma espongono la mostra Grigio Chiaro sullo spazio abbandonato della Colonia Montecatini di Milano Marittima.


Ingresso gratuito.

Tutti luoghi e il calendario completo della Settimana del Contemporaneo lo trovate al MIC di Faenza, viale Baccarini 19.

Info: 0546 697311 e sul sito: http://kartfaenza.wordpress.com

La Settimana del Contemporaneo, promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Faenza, è resa possibile grazie al contributo di Banca di Romagna - Gruppo Cassa di Risparmio di Cesena e grazie al sostegno di Regione Emilia Romagna.

E con il contributo di Coop Adriatica, Terre Emerse, Zerocento

Segnalato da Exibart

giovedì 1 ottobre 2015

I Capolavori dell’arte fiamminga: Brueghel.

Dopo l’affermato e importante successo della prima mostra dedicata al genio olandese Escher visitata da oltre 175.000 persone, Arthemisia Group prosegue il suo lavoro nelle sale di Palazzo Albergati con un nuovo progetto all’insegna dell’arte, questa volta fiamminga: la mostra Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga ripercorre la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni portando a Bologna i capolavori di un’intera dinastia di eccezionale talento attiva tra il XVI e il XVII secolo.

Brueghel, nome di una famiglia diventata nei secoli passati marchio di eccellenza nell’arte pittorica, comprendeva la più importante congrega di artisti fiamminghi a cavallo tra il XVI e XVII secolo interpreti dello splendore del Seicento.

La stirpe che ha meravigliato il mondo con dipinti giunti fino a noi grazie alla preziosità di questi manufatti nota fin dal Seicento, è in mostra a Palazzo Albergati con opere di Pieter Brughel il Vecchio - La Resurrezione (1563 ca) -, Pieter Brueghel il Giovane - Danza nuziale allʼaperto (1610 circa) -, Jan Brueghel il Vecchio - Paesaggio fluviale con bagnanti (1595 - 1600), Jan Brueghel il Giovane - Incontro tra viaggiatori (1630 circa) -, Abraham Brueghel - Grande natura morta con frutta in un paesaggio (1670) -, Ambrosious Brueghel - Natura morte con fiori (1660-65) in un’esposizione che analizza la rivoluzione realista sulla pittura europea nata dal genio della famiglia Brueghel, che ha influenzato, attraverso lo sguardo degli stessi inventori, i grandi temi della storia dell’arte occidentale.

Con il patrocinio del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group, nelle sale di Palazzo Albergati dal 2 ottobre 2015 al 28 febbraio 2016, a cura di Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider Direttore del Paderborn Städtische Galerie in der Reithalle.
La mostra vede come sponsor Generali Italia, partner dell'iniziativa Trenitalia e sponsor tecnico UNA Hotels & Resort.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo edito da Skira.

LA MOSTRA
La mostra vuole essere un viaggio appassionante nell’epoca d’oro della pittura fiamminga del Seicento alla ricerca del genio visionario di ben cinque generazioni di artisti in grado di incarnare coralmente - come mai nessuno né prima né dopo di loro - lo stile e le tendenze di oltre un secolo di storia dellʼarte.
Mentre il Rinascimento italiano concentra l’attenzione sull’ideale nobile e virtuoso della figura umana e attraverso l’esperienza di Michelangelo, Leonardo e Tiziano ne esalta la grandezza e le virtù, nelle Fiandre la prospettiva cambia radicalmente. 

Pieter Brueghel il Vecchio, il capostipite della famiglia che ben conosce e apprezza la pittura italiana, si dedica alla realtà quotidiana della vita umana, ne indaga tutti i suoi aspetti senza escludere quelli più crudi e realistici, si sofferma sulle ombre e sui vizi dei contadini e dei mercanti, sulla fatica del vivere ma anche sull’allegria popolare spesso sguaiata e rozza come nella Danza nuziale all’aperto (1610 circa) di Pieter Brueghel il Giovane.

Un occhio puntato impietosamente sulla vita per come effettivamente si svolge, sulle opere di carità, ma anche sulle debolezze e sulle miserie quotidiane che riguardano tutti, è quello ad esempio de Le sette opere di misericordia (1616-18 circa) di Pieter Brueghel il Giovane.

E se nel Rinascimento italiano la natura deve limitarsi a essere uno sfondo rispetto alla magnifica superiorità plastica ed estetica dell’uomo, nella pittura fiamminga - nello stile di Brueghel - la Natura assume pienamente il ruolo di vera protagonista della storia umana e viene rappresentata con una ricchezza visiva, una cura nel dettaglio e una bellezza compositiva mai vista prima nella storia della pittura come nella minuziosa e dettagliata Grande natura morta con frutta in un paesaggio (1670) di Abraham Brueghel o nell’incantevole Allegoria dei quattro elementi (1630-35) di Jan Brueghel the Younger e Hendrick van Balen.

Una Natura forte e vigorosa, che sovrasta l’uomo, spesso succube e sottomesso di fronte alla sua potenza. Pieter Brueghel il Vecchio, e dopo di lui tutta la sua ricca discendenza, è l’inventore di un codice pittorico che ben presto diventa un marchio, una sorta di “brand” dell’articolata famiglia che a partire dalla metà del Cinquecento sarà attiva per oltre due secoli. 

In mostra anche un’importante selezione di artisti - da Frans de Momper a Frans Francken, da Hendrick van Balen a Joos de Momper, a molti altri che hanno collaborato a dar vita a una delle pagine della storia dell’arte più ricche, articolate e affascinanti - insieme ai membri della famiglia Brueghel, veri maestri del dettaglio e specialisti nella pittura di animali, di fiori, di oggetti.

Prima sezione - Il giudizio morale, tra salvezza e condanna 
Il percorso della mostra parte dalle Fiandre della metà del Cinquecento per sottolineare il dialogo tra la fantasia morale e visionaria de I Sette peccati capitali di Hieronymus Bosch (1500 circa) e la pittura di Pieter Brueghel il Vecchio, capostipite della più importante famiglia di artisti fiamminghi del XVI e XVII secolo e presente in mostra con La Resurrezione del 1563.
Lo sguardo di Brueghel si posa su un’umanità semplice, libera ma al tempo stesso schiava dei bisogni, in continuo movimento tra le tendenze spirituali alla virtù e le seduzioni carnali del vizio.

Seconda sezione - La natura regina 
La rivoluzione copernicana della pittura fiamminga non considera l’uomo quale centro dell’universo ma lo porta a essere parte di un mondo più forte e complesso. Anche per gli effetti della Riforma protestante e delle teorie calviniste, l’attenzione dell’arte si sposta verso il primato della natura, che soprattutto Jan Brueghel il Vecchio detto dei Velluti, dipinge con una meticolosa attenzione nel Riposo durante la fuga in Egitto (1602-1605 circa) e nel Paesaggio fluviale con bagnanti (1595-1600 circa).
Con queste opere inizia un percorso di nuova percezione della realtà, nasce lo stupore e il senso del limite umano di fronte alla potenza degli elementi di un mondo minaccioso ma attraente. La grande tela del Paesaggio boschivo con la Vergine, il Bambino, san Giovannino e l'angelo (1645-1650 circa) di Jan Brueghel il Giovane ne è un esempio emblematico.

Terza sezione - Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno 
Trappola per uccelli (1601) è una delle scene più celebri della pittura fiamminga che Pieter Brueghel il Giovane propone con maestria sulla base della prima versione paterna. In una sublime atmosfera invernale, i cacciatori aspettano che gli animali cadano in trappola, mentre uomini, donne e bambini pattinano sul fiume gelato, noncuranti del pericolo. L’idea della caducità della vita è resa in modo magistrale, e questa sezione della mostra racconta gli aspetti più crudi e realistici della quotidianità. Un tema analogo è trattato da Marten van Cleve con il Paesaggio invernale con la strage degli innocenti (1570 circa).

Quarta sezione - Storie di viaggiatori e mercanti 
La città di Anversa nel Cinquecento è il fulcro dei commerci, delle spedizioni, dei grandi viaggi. Qui nasce e si consolida una nuova classe borghese, che sfida le imprevedibili rotte commerciali del mare in cerca di ricchezza. La pittura celebra le gesta e le avventure di viaggiatori e mercanti, le loro storie diventano spunto per quadri sempre più apprezzati e diffusi, destinati ad abbellire le case di una committenza colta e attenta alle nuove dinamiche di un mercato nascente. Riscuotono particolare successo le incisioni come Incontro tra viaggiatori di Jan Brueghel il Giovane del 1630 circa.

Quinta sezione - Le allegorie, racconti delle meraviglie 
Grandi metafore visive, le allegorie sono un modo molto efficace per rendere visibili e immediatamente comprensibili concetti come l’amore, la guerra, la pace, gli elementi della natura e i sensi umani. Allegoria dell’udito (1645-1650 circa) e Allegoria dell’olfatto (1645-1650 circa) sono dipinti che dimostrano la particolare abilità di Pieter Brueghel il Giovane in questo genere di pittura. Il percorso narrativo della mostra si chiude con una serie di opere dal forte impatto emotivo che completano il percorso artistico e creativo della straordinaria dinastia Brueghel.

Sesta sezione - Splendore e vanità della vita silente 
Se è vero che i fiori sono il simbolo dell’armonia e della ricchezza, è anche vero che nascondono sempre l’idea della vanitas, di ciò che non dura perché ogni cosa bella è destinata a perire. E anche nelle grandi nature morte in realtà si percepisce lo scorrere della vita silente, che esiste con discrezione. Il messaggio morale dell’inesorabile scorrere del tempo è evidenziato da dettagli come un frutto più maturo, o una foglia morta. Piccoli segnali della vanità del vivere come se il tempo non ci fosse. Nei Fiori in un cesto e in un vaso d’argilla (1640-1645) Jan Brueghel il Giovane sceglie come vaso un’urna cineraria, come volesse ricordare la meta comune e inesorabile. Di particolare pregio, le piccole composizioni di Natura morta con fiori (1660-1665) e il Vaso di tulipani e dalie (1645-1650 circa) di Ambrosius Brueghel.

Settima sezione - La danza degli ultimi 
I Brueghel sono narratori di fatti e di storie. Nelle loro opere c’è il racconto della vita vera, ci sono contadini piegati dalla fatica del vivere, ubriachi, mendicanti, personaggi dipinti solo di spalle e figure anonime che percorrono il loro tratto di esistenza ignari e indifferenti all’osservatore esterno che guarda il quadro. La Danza nuziale all’aperto del 1610 e la Sposa di Pentecoste di Pieter Brueghel il Giovane (1620-1623) sono opere emblematiche. Ma insieme alle passioni più umili, c’è la varietà della vita, l’esplosione dell’allegria e della festa, il gioco del corteggiamento, i riti matrimoniali e le tradizioni contadine tramandate da generazioni davanti al fuoco durante un banchetto, come nella serie Matrimonio di contadini composta da sei tavole dipinte a olio su rame su tavola di Marten van Cleve. 

Il giudizio morale, natura regina, soldati e cacciatori, viaggiatori e mercanti, allegorie e parabole, splendore e vanità, vita silente e danza degli ultimi: attorno a questi gruppi tematici che intitolano le sezioni della mostra si sviluppa il racconto appassionante delle realtà della vita e la meticolosa attenzione con la quale viene descritto il mondo, specchio nel quale riflettersi.

INFO E PRENOTAZIONI 
T. +39 051-0301015